Chiudere il negozio? Meglio un temporary

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Chiudere il negozio? Meglio un temporary

Marzo 2013. Secondo recentissime stime, dall’inizio dell’anno nel settore commerciale hanno chiuso i battenti quasi 14 mila aziende, mentre meno di 4mila sono le nuove aperture.
Praticamente sono sparite oltre 160 imprese al giorno e, se la tendenza dovesse confermarsi, si andrebbe definendo un quadro davvero fosco per il retail italiano, con la prospettiva di circa 200mila addetti in meno rispetto al 2012.
L’economia liquida, che fa da sfondo alla perdurante crisi economica, spinge verso modelli di consumo fluido e  leggero, che il temporary shop incarna perfettamente e applica sapientemente.
Incardinato nella logica dell’esperienza emotiva, e non puramente commerciale, il fenomeno del temporary shop si espande anche a città diverse dalla metropoli lombarda, dove ha attecchito fin dal 2003, vale a dire dalle origini nel nostro paese. Dalle località balneari a quelle montane, dalle cittadine di provincia alle città d’arte, assistiamo ad un fiorire quotidiano di aperture di temporary store, che Assotemporary- l’associazione di categoria degli spazi temporanei- definisce" luoghi dove le aziende possono provare a recitare sulla scena dello shopping"
Occorre ribadire quali siano le ragioni che portano le aziende, non più solo della moda ma di qualsiasi settore merceologico, a fare esperienze di temporary shop; vi sono almeno dieci buone ragioni, ampiamente verificate nella pratica italiana ed internazionale. Andiamo ad analizzare le quattro più importanti:

. fare un test sul prodotto: nelle città commercialmente più interessanti le aziende possono lanciare nuovi prodotti, nuove collezioni, e verificare la risposta dei consumatori, arrivando anche a realizzare significative operazioni di marketing, come la profilazione del proprio target;
. fare un test sulla location: prima di decidere se una città, o una zona della città, è valida per aprire un monomarca, l’azienda può sperimentare attraverso i temporary shop la bontà dell’eventuale scelta. Vi sono alcuni esempi ottimamente riusciti di verifica, fatta di analisi delle vendite, della concorrenza e della clientela, che hanno condotto all’apertura di un negozio stabile;
. fare eventi di notevole impatto e creare tendenze non è solo esercizio riservato alle griffes, ma con un ragionevole budget anche piccole e medie aziende possono comunicare con enfasi ed originalità il proprio brand e, comunque, inserire il temporary shop in un piano di comunicazione integrata;
. massimizzare le vendite, con un approccio squisitamente sales: l’azienda fa temporary shop dove ci sono e quando ci sono i clienti. Non fa investimenti pesanti, non si fa carico di costi fissi strutturali, ma soltanto "pay per use", secondo il modello della nuova economia leggera di Rifkin.

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