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Novembre 2018. JP Salary Outlook è lo studio semestrale dell’Osservatorio JobPricing sullo stato dell’arte delle retribuzioni italiane (quali sono i trend degli stipendi? Chi guadagna di più e chi meno? In quali regioni? In che settori? Come la situazione individuale – sesso, età, studi – impatta sugli stipendi?)
Andamento generale del mercato retributive in Italia
- Nel 2017 calma piatta (+0,2% il dato delle retribuzioni lorde del 2017 vs. 2016).
- Nell’ultimo triennio le retribuzioni sono cresciute del 2,5% contro un’inflazione che si attesta al +,1,1% e quindi con una crescita del potere di acquisto.
- Secondo l’OCSE la crescita del salario lordo per ora lavorata in Italia (+0,1%) è fra le peggiori della zona Euro. Meglio di noi anche la Grecia (+0,6%). Peggio soltanto la Finlandia (-0,1%).
- La retribuzione media in Italia è 29.380 € lordi. Secondo l’ultima rilevazione OCSE (2016) l’Italia è al 9° posto nella zona Euro. La retribuzione dei lavoratori italiani è quasi la metà di quella media del Lussemburgo.
- Un dirigente guadagna in media 101.821 € lordi annui, un quadro 54.021, un impiegato 30.814, un operaio 24.865.
- I dirigenti guadagnano in media 3 volte in più di un operaio (4.542 K netti al mese contro 1.475), ma nel complesso il trend dell’ultimo triennio è favorevole agli operai (+4,9%, mentre i dirigenti hanno registrato un calo -4,2%, con una piccola inversione di tendenza solo nel 2017). Fra i vertici e la base delle aziende resta comunque una grande differenza: l’AD più pagato ha in media una RAL (retribuzione annua lorda) pari a 9,9 volte l’operaio con la retribuzione inferiore.
- In Italia cresce il peso della retribuzione variabile, che vale oggi il 5,4% del salario medio di un lavoratore. Per un dirigente il variabile vale oltre 14.000 euro (lordi) in un anno (+800 € vs. 2016). Per un operaio quasi 1.300 (+200 € vs. 2016). Inoltre, chi ha una retribuzione variabile guadagna sensibilmente più della media: +€ 5.400 K per i dirigenti, + € 1.700 K per i quadri, + € 900 K per gli impiegati, + € 500 K per gli operai.
- il ceto medio è diventato un circolo esclusivo? In Italia l’83,6% dei lavoratori guadagna meno di 35.000 € lordi in un anno (di cui il 42,8% non arrivano a 27.000 €) e solo il 4,5% supera i 55.000 € annui (la percentuale si riduce all’1% per gli stipendi superiori a 100.000 €).
Differenze territoriali
- Nel 2017 aumentano le distanze fra Nord (+0,3% vs. 2016) e Sud (-0,3% vs. 2016). La Lombardia si conferma con gli stipendi più alti (€ 31.718 lordi annui); la Calabria è il fanalino di coda (24.453 € lordi annui).
- Ci sono differenze significative sul piano retributivo fra Nord e Sud del paese: +6,8% per i dirigenti, + 11% per i quadri, + 12,8% per gli impiegati, + 9,7% per gli operai.
- 5 le regioni “a tirare” nel 2017: fronte di un mercato stagnante (+0,2% le retribuzioni lorde annue vs. 2016) Liguria (+2,5%), Piemonte (+2,2%), Trentino-Alto Adige (+1,8%), Valle d’Aosta (+1,4%) e Emilia-Romagna (+0,5%) sono cresciute più della media nazionale.
- Considerando le varie categorie professionali a livello regionale, i più fortunati sono stati i dirigenti della Campania (+5,0% vs. 2016); i meno fortunati gli impiegati della Basilicata (-3,0% VS. 2016). Resta un gap pari a oltre 80.000 € lordi tra un dirigente del Nord e un Operaio del Sud.
Differenze settoriali
- Resta il mondo della finanza quello meglio pagato. Nel 2017 la retribuzione media nei servizi finanziari è stata di 40.801 € lordi contro una media nazionale di 29.380 € lordi.
- L’agricoltura ha (ancora) le retribuzioni più povere (23.778 € lordi a fronte di una media nazionale di 29.380). C’è però una buona notizia: questo settore è il secondo, dopo l’edilizia, per crescita degli stipendi nel 2017 (+1,5% contro un mercato fermo al +0,2%).
- Nel 2017 si registra una “debacle” del Commercio. È questo infatti Il settore con il trend peggiore, con una riduzione del -2,2% del salario lordo medio.
- Top e flop settoriali. Preso a riferimento il valore 1 come indicatore della retribuzione media in Italia (29.380 € lordi annui), la retribuzione nelle banche e servizi finanziari vale 1,44, nell’HO.RE.CA. 0,81.
- Le retribuzioni del Made in Italy (Arte & cultura, moda & lusso, design, turismo, cibo…) si collocano tutte sotto la media nazionale.
Differenze per dimensione aziendale
- È di quasi 8.000 € lordi all’anno il differenziale retributivo fra i lavoratori delle piccole imprese (< 50 dip.) e quelli delle grandi aziende (> 1000 dip.). Nel 2017, però, solo le retribuzioni delle piccole e micro-imprese sono cresciute: la (modesta) crescita degli stipendi del 2017 (+0,2%) è frutto della variazione positiva registrata nelle imprese con meno di 10 dipendenti (+0,5%) e fino a 50 (+0,3%), che rappresentano la maggioranza del tessuto imprenditoriale del paese. In negativo tutte le imprese di dimensioni superiori.
Genere, età, istruzione
- Le differenze di genere si riducono (il delta retributivo fra femmine e maschi è passato dal – 12,7% del 2016 al -10,4% del 2017), ma ciononostante una donna comincia a guadagnare dalla 2^ settimana di febbraio se paragonata a un uomo (la differenza media è un di circa 3.000 euro lordi all’anno).
- Le donne ai vertici aziendali sono poche e peggio pagate dei colleghi uomini. Solo il 15% dei dirigenti sono donne e la loro RAL è in media inferiore di 9.000 €.
- Segnali confortanti per i giovani. Cala la disoccupazione giovanile (dal 39,6% del 2016 al 37,2% del 2017 secondo ISTAT) e crescono le retribuzioni d’ingresso (+5,5% nel 2017 per gli under 24).
- Studiare paga! Il gap retributivo fra chi ha la laurea e chi no è del 42,7%: la RAL media di un non laureato è di 27.849 €, quella di un laureato 39.730 €. Ma chi ha il Master di 2° livello arriva fino a 46.762 €.
- A parità di categoria contrattuale, le differenze salariali tra laureati e non laureati sono contenute (dirigenti: +4,0%; quadri: +0,2%; impiegati: +3,5%; operai: +1,4%). Il valore sul mercato quindi è dato dall’esperienza, più che dal titolo di studio. Tuttavia, le posizioni manageriali (dirigenti e quadri) sono maggiormente concentrate su chi ha studi superiori (hanno la laurea il 60% dei dirigenti e il 55% dei quadri), soprattutto nel caso dei “giovani” (sotto i 44 anni sono laureati il 63% dei dirigenti e il 73% dei quadri). D’altra parte, il 99% di chi ha frequentato solo la scuola dell’obbligo è operaio o impiegato, mentre il 40% di chi ha un Master di 2° livello è dirigente o quadro. Sul piano retributivo il gap di istruzione può valere fino a 90.000 € lordi annui (differenza fra RGA media di un dirigente e di un operaio).
I dati riportati nella pubblicazione sono frutto dell’elaborazione della banca dati JobPricing che, grazie alla raccolta di informazioni da lavoratori e aziende consta di circa 400.000 profili retributivi, che ne fanno oggi il data base più ampio, qualificato e aggiornato sulle retribuzioni italiane, con una rappresentatività statistica pari al 91,1% dei lavoratori dipendenti di aziende private.