Come si fa ad operare nell’era di Amazon con lo 0,3% di utile netto?
Aprile 2017. È vero, lo ammettiamo, questo articolo è una provocazione. Però lasciatecela fare, suvvia. Ci sta.
Poniamo il caso che analizzando tutti i bilanci dei retailer con Igino Colella si palesi una forchetta compresa fra il 3,3% (il più bravo della classe, mettete voi il nome, non c’è problema) e lo 0,3% (il meno bravo della classe, mettete voi il nome, non c’è problema) nella formazione dell’utile netto, ultima riga del bilancio economico dei retailer. In mezzo, nella pancia di questi numeri, ci sono ovviamente moltissime aziende.
È una bella forchetta, non è vero? Il più bravo prospera e può investire, il meno bravo a occhio e croce fra un po’ dovrà portare i libri in tribunale o vendere al ribasso al miglior offerente.
Il bello di queste cifre è che la terza voce, quella dei contributi dei fornitori, è in largo aumento per l’azienda che deve portare i libri in tribunale e sia più contenuta per l’azienda che prospera e investe. I contributi dei fornitori da chi sono erogati? Dai fornitori, non v’è dubbio. Che al momento del patatrak si domanderanno: e adesso che si fa?
Non sarebbe meglio, per non arrivare a questo punto cambiare modello di business e ristrutturare a fondo azienda e rete di vendita?