Maggio 2020. A dominare il dibattito sul digital divide l’Italia è quella che il commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale Luca Attias definisce inconsapevolezza, tanto che l’emergenza digitale pervade tutte le altre emergenze e inefficienze italiane, dall’evasione allo spreco (basti pensare al costo energetico di 11 mila data center) passando per la corruzione.
«Vi è una correlazione lineare – spiega Attias – tra il Corruption perception index (l’Italia è al cinquantatreesimo posto, il venticinquesimo in Europa)
di Transparency International e il Digital economy and society index dell’Unione europea, che vede l’Italia saldamente ancorata da diversi anni al quartultimo posto: a un indice di minor corruzione corrisponde un alto indice di digitalizzazione». E l’inconsapevolezza è anche alla base del digital divide, nonostante in Italia ci sia il più alto numero di smartphone al mondo rispetto alla popolazione. Manca un’intelligenza di sistema che porti a un processo di sanificazione. Con una corretta politica del digitale in Italia che rimetta al centro della questione anche l’etica e la consapevolezza, perché non siamo solo consumatori ma cittadini, la corruzione nel nostro paese avrebbe un ridimensionamento significativo, è la sollecitazione di Attias.
Fonte: 1 anno di Tendenze, GS1 Italy
Incendi boschivi e consumo di bibite sono correlati, ma non è che sia uno dei due a trascinare l’altro!
Arretratezza digitale e scarsa trasparenza sono – entrambe – figlie di qualcosa d’altro, che penso venga da molto lontano.
Se poi ogni azienda guardasse in casa PROPRIA con occhio critico, scoprirebbe che ha tanta, tanta, tanta “burocrazia”, rituali inutili, processi manuali, feudi interni, ecc.
Partiamo da quello che si può fare a casa propria, anche qui il COVID ci ha dato una bella lezione.