Coupon, digitali e cartacei: sono sostenibili?
Marzo 2016. Gli sfogliatori di volantini e i distributori di coupon, multipli o single brand, festeggiano numeri importanti. Nel 2015 sono stati distribuiti 406 mio di buoni sconto: in pratica 7 per ogni cittadino. Infrancia sono 270 a testa, in UK 400, 1.100 negli Usa. In pratica c’è una fantastica prateria per tutti, aziende IDM, GDO, servizi.
Ma c’è un problema. La redemption in Italia è del 25%. Più che interrogarsi su questo dato, cioè su come far redimere l’altro 75%, le aziende preferiscono trovare nuove soluzioni e pratiche promozionali: dal cash back (non ci sono numeri, ma è in ascesa) all’extreme couponing (non ci sono numeri, ma è in ascesa), allo sconto non programmato in cassa.
Un piano di marketing sostenibile, e ritorniamo ai numeri inziali, dovrebbe chiedersi come intervenire per destare interesse nel 75% dei buoni non redenti. Abbiamo sfogliato ricerche, letto recensioni su vari giornali, ma non abbiamo trovato risposte.
Domanda: nell’era della sostenibilità le promozioni sono esenti dall’essere sostenibili?