Aprile 2019. Erano gli anni cupi tra l’armistizio e la Liberazione. Gli italiani camminavano trattenendo il fiato: non si sapeva chi avrebbe vinto la guerra né se si sarebbe mai usciti dalla miseria umana ed economica in cui si naufragava. In questa tetra incertezza, a Roma resisteva una luce timida e calda, proveniente dal salotto di una villa nascosta tra i pini secolari del quartiere dei Parioli. Era la casa dei coniugi Maria e Goffredo Bellonci: lei scriveva libri d’argomento storico, lui era un critico letterario; il loro salotto si affollava di scrittori, giornalisti, artisti e letterati. Si riunivano in quell’intima roccaforte di legno e parati, odorosa di fumo e di brandy, per discorrere di politica e leggere poesie, confidarsi timori e lasciarsi andare alle risate. Durante quegli anni furono circa un migliaio le persone che animarono il salotto Bellonci.
Quando poi l’Italia fu liberata dal nazifascismo, tra gli intellettuali si sviluppò un gran fermento: bisognava emanciparsi dalle pesanti macerie della letteratura della propaganda fascista per far nascere la cultura della futura democrazia. A questo scopo Maria, Goffredo e i loro numerosi ospiti fondarono il gruppo degli “Amici della Domenica”. Tra questi c’era Guido Alberti, un imprenditore beneventano proprietario dell’azienda che produceva uno dei distillati più amati dagli italiani: il liquore Strega. Alberti, da sempre interessato alla cultura e affascinato dall’ambiente intellettuale romano, cominciò a frequentare gli Amici della domenica. Divenne grande amico dei coniugi Bellonci ed entrò a far parte ufficialmente nel gruppo degli intellettuali nel 1946. Un giorno Maria Bellonci confidò a Guido Alberti il suo desiderio di creare un premio letterario che avesse come giuria gli Amici della domenica: tra questi c’erano sia letterati che non letterati e questa diversità tra i votanti avrebbe garantito una scelta democratica, che fosse il punto di incontro di gusti diversi. Le parole della Bellonci convinsero l’imprenditore, che decise di essere il mecenate di questo progetto. Nel 1947 Maria Bellonci, Goffredo Bellonci e Guido Alberti istituirono il Premio Strega. Nelle prime edizioni tra i vincitori si annoverarono autori come Pavese, Moravia, Buzzati, Ginzburg, Primo Levi, e lo Strega divenne il premio letterario più ambito in Italia. Editori e autori concorrevano ad accaparrarsi i voti della giuria con ogni mezzo: oltre a lettere adulatorie e di protesta, arrivarono ai giurati anche i certificati medici di autori in fin di vita per commuovere i loro animi. I più sfrontati arrivavano a Roma prima della votazione finale per corteggiare il membro più influente della giuria: la fondatrice Maria Bellonci. Più si avvicinava il giorno dell’ultima votazione più cresceva il corteo di adulatori che andava a salutarla al suo palco del teatro dell’Opera o che le bussava alla porta di casa. E da allora, ogni anno da settant’anni, nello splendido giugno romano, uno scrittore o una scrittrice solleva commosso una bottiglia di liquore Strega, Poi l’avvicina alle labbra e ne beve un sorso, tra gli applausi di un pubblico distinto. Ancora oggi l’industria Alberti non è solo lo sponsor del premio, ma uno dei suoi fautori: nel comitato direttivo del premio ci sono, infatti, due rappresentanti dell’azienda. Il logo rosso sulla fascetta gialla che avvolge i libri vincitori è sempre lo stesso da settant’anni. Un simbolo che rappresenta chi, settant’anni fa, sognava una cultura libera e per tutti e che ha fatto sì che questo potesse succedere.