Ottobre 2012. La Drogheria Plinio è un concept da visitare e da tenere sott’occhio per capire l’evoluzione del mercato a cavallo fra il commercio al dettaglio e la ristorazione. Infatti non si può denominare ristorante (soprattutto) ma nemmeno negozio tout court (un po’ di più). Vediamo perché ma prima un retroscena.
La principale anima (sono in tre) della Drogheria è un ex manager, Monica Romanelli, che dopo tanto marketing soprattutto strategico nel largo consumo, adesso ci cimenta con l’operatività vera, con il contatto direttissimo con il consumatore, con i prodotti che trovano o meno risposta nel volgere di qualche ora: una bella sfida, no?
La location. Via Plinio è in una zona semicentrale di Milano, con una buona camminata in 20 mn si è in piazza del Duomo. Via divisa in tre tronconi per demografia e capacità di reddito, diciamo che la Drogheria è nei blocchi frequentati dalla media borghesia cittadina (poco distante gli anziani giocano a bocce in un campo regolare di proprietà comunale, sotto gli alberi, un paradiso).
Il marciapiede di via Plinio, ahimè, è un po’ stretto.
All’ingresso la ciotola (acqua e mangiare) per il-i cani, il tableau con l’elenco della colazione possibile
Il layout. Esercizio commerciale diviso in quattro parti: ingresso con mercato e sedute varie, bar e qualche tavolo, zona della cucina e qualche tavolo, enoteca e mercato. È soggetto ai muri e ai plinti che ha trovato, ma il layout è soddisfacente. Pavimento di acrilico ben composto.
Il mercato e la cucina. Prodotti e produttori di nicchia con prezzi non sempre omogenei ma interessanti che potrebbero produrre in futuro un assortimento più compatto. Oggi qualche prodotto può essere comprato solo per regalo ma non per autoconsumo ed è un peccato nell’equibrio della gestione gestione. Le attrezzature, tutte eguali, non aiutano però il visual e andrebbero differenziate a seconda delle categorie-merceologie: i buchi sono francamente troppi.
Diciamo che la cucina favorisce maggiormente le degustazioni incrociate, anche con il vino, promettendo il ricorso alla stagionalità: una bella promessa (che dovrà essere mantenuta…).
Nella cucina i prezzi sono diversi fra il mezzodì e la sera, privilegiano il rapporto qualità/prezzo. Al mezzodì il menù cambia tutti i giorni, quindi la freschezza dovrebbe essere garantita. La sera il prezzo fisso per la degustazione è di 15 euro: più che accettabile per la grande Milano. À la carte la promessa è di non andare oltre i 18 euro. È presente anche il menu per bambini, ai quali verrà consegnato il gift pack di fogli e matite per disegnare (usanza non milanese). Ammesso anche, senza vergognarsi, il doggy bag. Le bottiglie in vendita, se consumate al tavolo, hanno un sovrapprezzo di 5 euro. Anche gli aperitivi sono divisi fra completo (5 euro, cioè con stuzzichini) e vini al bicchiere (qualcuno è over price).
Atmosfera. Un po’ vintage, un po’ minimalista, un po’ sofisticata al cubo, dipende da come la si guarda, di certo non è ordinaria anche se sarà difficile farla diventare un multiplo. Di certo c’è che segmenta, o piace o non piace.
Toilette. Al momento della visita erano in ordine. Forse ne andrebbe fatta qualcuna in più.
Punti di forza
Cucina con rapporto qualità prezzo interessante, Stagionalità, Attenzione vera al cliente, Accettazione degli animali, Atmosfera (comunque segmentante
Punti di debolezza
Vendita di prodotti extra alimentari impegnativa e non esaustiva (ma si sa che gli sponsor vanno accontentati), Qualche referenza da regalo di troppo