Mettiamo a confronto i numeri di Novacoop ed Esselunga per scoprire margini, redditività e prospettive di una cooperativa locale e di un leader nazionale.
Coop ed Esselunga sono due soggetti che spesso vengono messi a confronto, anche in virtù della concorrenza che si fanno vicendevolmente in territori molto importanti per il mercato della GDO.
Tanto per citarne due possiamo pensare al Nord-ovest e alla Toscana. In quest’ultima regione, Unicoop Firenze ed Esselunga, nello scontarsi commercialmente, agevolano il consumatore e rendono il territorio estremamente competitivo per le altre aziende di supermercati.
A differenza di Esselunga che ha una struttura organizzata intorno ad un’unica entità giuridica, Coop opera attraverso varie cooperative. Qui sopra citavamo, appunto, Unicoop Firenze.
Nel confronto di oggi, metteremo in benchmark le prestazioni di Esselunga con quelle di Novacoop, società attiva in Piemonte e, limitatamente, in Lombardia.
Cosa ci racconta il conto economico di Esselunga?
Nel 2023, Esselunga SpA presenta ricavi per circa 9 miliardi di euro, in crescita del 5.9% rispetto al 2022.
Il margine sui consumi è pari a 2.75 miliardi di euro circa, ovvero al 30.46% dei ricavi. Anche questo dato risulta essere in crescita rispetto al 29.59% del 2022.
La voce altri ricavi e proventi pesa per 64.65 milioni di euro, lo 0.72% dei ricavi ed è in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente.
Altre voci di bilancio rilevanti, in termini di incidenza sui ricavi, sono:
- Costo per servizi, pari all’11.52% dei ricavi.
- Costo del personale che pesa per l’11.7%, con un’incidenza in diminuzione rispetto al 2022.
- Ammortamenti e svalutazioni incidono del 4.37%. Anche questo valore percentuale è in leggero decremento rispetto all’anno precedente.
- EBIT, corrispondente al 2.36% e Utile pari all’1.43%. Tali voci sono in ripresa rispetto ad un 2022 che ha visto l’utile arrivare ad un’incidenza minima dello 0.44%, in caduta libera rispetto al 2.23% del 2021.
E quello di Novacoop?
Novacoop nel 2023 presenta ricavi per 1.15 miliardi di euro, parliamo quindi di una realtà locale, dimensionalmente molto più piccola rispetto ad Esselunga. I ricavi di questa cooperativa crescono del 4.14% rispetto al 2022.
Il margine sui consumi, pari a 316 milioni di euro circa, pesa per il 27.46% sui ricavi. Nel 2022, tale incidenza risultava leggermente più alta e pari al 27.9%.
Gli altri ricavi, nel caso di Novacoop, sono percentualmente più rilevanti. Nel 2023 pesano per l’1.59% sui ricavi, in diminuzione rispetto all’1.92% dell’anno precedente.
Altre voci di bilancio rilevanti, in termini di incidenza sui ricavi, sono:
- Costo per servizi, pari a 122 milioni circa, ovvero il 10.6% dei ricavi, in aumento sul 2022.
- Costo del personale che pesa per il 13.13%, percentualmente in diminuzione sul 2022.
- Ammortamenti e svalutazioni, pari al 2.9% circa, abbastanza in linea sull’anno precedente.
- L’EBIT corrisponde a 8.98 milioni di euro circa, ovvero lo 0.78% dei ricavi e decrementa rispetto al 2022, anno in cui si attestava sullo 0.95%.
- L’Utile di esercizio è pari al 2.47%, in crescita rispetto allo 0.66% del 2022 ed all’1.56% del 2021.
Cosa emerge dal confronto dei bilanci?
Se guardiamo solo al bilancio, vediamo che i ricavi di entrambe le società crescono nel 2023. Novacoop, che ha uno sfogo territoriale minore, in quanto si tratta di un’operatore regionale, sebbene non arrivi al +5.9% di Esselunga, comunque cresce più del 4%.
Il margine sui consumi, poi, ragionando sempre in termini percentuali, è più elevato nel caso di Esselunga (30.46%) di 3 p.p. rispetto a Novacoop (27.46%).
È la voce “altri ricavi” che risulta maggiore per la cooperativa, con l’1.59% dei ricavi vs lo 0.72% del concorrente.
Se sommiamo le voci margine sui consumi e altri ricavi, nel caso di Esselunga arriviamo al 31.17% mentre per la cooperativa ci fermiamo al 29.05%.
In Esselunga, i costi per servizi sono più onerosi di circa 1 punto percentuale mentre il personale, in Novacoop, ha un’incidenza pari al 13.13%, 1.43 p.p. in più rispetto al concorrente.
Gli ammortamenti e svalutazioni di Esselunga, poi, pesano estremamente di più rispetto a quanto accade per Novacoop (4.37% vs 2.92%).
Quest’ultimo elemento incide molto sulla generazione di profitto insieme, però, ad un altro fattore cruciale.
L’utile della cooperativa è in gran parte generato dai proventi finanziari che, scontati degli oneri, generano un saldo attivo pari a 39.57 milioni di euro. È grazie a questa leva che Novacoop, partendo da un EBIT pari allo 0.78%, arriva ad un utile del 2.47%.
Si tratta di una peculiarità del suo modello economico sul quale Esselunga, in questo caso, non può fare affidamento.
Se, infatti, il leader lombardo dovesse operare con il medesimo margine sui consumi di Novacoop, vedrebbe il proprio conto economico andare in passivo, generando perdite.
Quali le differenze di format tra i due player?
Da un punto di vista commerciale, Esselunga, per molti anni, ha adottato un format rigido e, praticamente, standardizzato. Solo relativamente di recente, infatti, ha cominciato ad aprire negozi di piccola prossimità. Il suo fatturato, però, ancora oggi, si concentra grandemente sui grandi supermercati (1.500/2.500 mq) e sui super store (2.500/4.500 mq). L’azienda si esercita anche in metrature più ampie (oltre i 4.500 mq) ma non si tratta di un formato che predilige rispetto al più classico e rodato super store.
È, tra gli altri, con i suoi negozi LaEsse che ha cominciato ad espandersi nel mondo del vicinato con metrature inferiori agli 800 mq, adottando uno stile che vede il piccolo negozio come punto di acquisto per gastronomia qualificata ed un assortimento estremamente ottimizzato per un cliente pedonale al quale si propone in aggiunta l’offerta bar tipica di Esselunga.
Novacoop ha in comune con il concorrente il fatto che una buona parte del proprio fatturato venga sviluppata da grandi supermercati e super store e che, inoltre, esista un presidio consistente della fascia 800/1.500 mq. A differenza di Esselunga, però, la cooperativa ha una forte esposizione sugli ipermercati e si esercita molto poco nelle superfici di prossimità inferiori ai circa 800 mq.
Entrambe le aziende, poi, investono grandemente su prodotti a marchio fidelizzanti che il consumatore riconosce come qualitativi. Tali prodotti, in alcune categorie in particolare, ottengono risultati di quota eccezionali. Basti pensare a come Esselunga, nei piccolissimi store, scelga di coprire il maggior numero di unità di bisogno possibili con l’MDD, evitando ridondanze assortimentali, utili solo a fornire spazio a più marchi possibili.
Quali elementi da annotare?
Il Nord-ovest è un territorio dove gli ipermercati giocano ancora un ruolo rilevante, anche perché spesso sono inseriti nella maglia urbana, elemento che gli consente di performare meglio di quanto accada in altri contesti nazionali.
È per tale motivo che Novacoop, essendo un player locale, ha un’esposizione cospicua su tale formato. Comunque, la cooperativa copre sufficientemente tutti i cluster, ad esclusione della piccola prossimità.
Gestire direttamente negozi di metratura contenuta non è assolutamente facile perché le leve competitive si riducono e si diventa più vulnerabili rispetto alla concorrenza che apre intorno alle proprie location.
Esselunga è arrivata tardi nel campo della prossimità, venendo anticipata da tanti formati come Carrefour Express, Pam Local e Conad City, per fare degli esempi, tutti modelli che però si basano in gran parte sull’affiliazione.
La scelta del leader lombardo di investire fortemente in questo segmento e gestire direttamente tali negozi è audace e non viene condivisa, ad esempio, da Novacoop ma parte dal concetto che il piccolo negozio non debba semplicemente rappresentarne uno più grande, privato però di una parte dell’offerta. Piuttosto, la prossimità può costituire un luogo di riferimento per un cliente pedonale che ricerca prodotti preparati di qualità, un assortimento snello e la possibilità di consumare in loco, in un luogo confortevole.
Esselunga investe molto nei propri store e sviluppa aggredendo nuovi territori come il Lazio mentre Novacoop rimane nella propria sfera di influenza, tenendo bassi gli ammortamenti ed operando con un margine sui consumi più contenuto, anche grazie alla leva finanziaria di cui Esselunga non gode.
In futuro, su RetailWatch, metteremo a confronto Esselunga con altre Coop per vedere come il modello di business delle varie cooperative si rapporti a quello del player di Pioltello.