Export: per le imprese italiane c’è un mondo da guadagnare
Luglio 2012. Guardiamo alla classifica mondiale della competitività del commercio estero; l’Italia occupa i primi posti in 3 settori e il secondo posto in altrettanti settori, in 1 settore è sesta. Davanti all’Italia troviamo soltanto la Germania, che occupa il primo posto in 8 settori e il secondo posto in 1 settore
I dati sono ricavati dall’elaborazione fatta dalla Fondazione Edison su dati NCTAD/WTO e che prende in considerazione 14 settori (alimenti freschi; alimenti trasformati; legno e carta; tessili; chimica e farmaceutica; cuoio e calzature; manufatti di base; meccanica non elettronica; IT ed elettronica di consumo; componenti ed apparecchi elettrici ed elettronici; mezzi di trasporto; abbigliamento; altri manufatti diversi; minerali).
Si assiste a una diversificazione dei paesi di sbocco per le produzioni italiane; se l’Ue a 27, rappresenta il principale mercato di sbocco per le imprese italiane che esportano, seguito dagli Usa, i dati della Fondazione Edison evidenziano l’importanza che negli ultimi anni stanno assumendo i paesi definiti Bric (Brasile, Russia, India e Cina) e Next 11 (ossia quelli con le economie che vengono definite emergenti, come Bangladesh, Corea del sud, Egitto, Filippine, Indonesia, Iran, Messico, Nigeria, Pakistan, Turchia e Vietnam) in cui l’Italia esporta per un totale di 51 miliardi di euro.
Tabella – Esportazioni verso i paesi Bric e Next 11 in milioni di euro, elaborazione su dati Fondazione Edison
Esportiamo Automazione, meccanica, plastica e gomma (molto, per circa 74 miliardi di euro), abbigliamento, moda e cosmetici (con andamento altalenante19 miliardi di euro), arredamenti per la casa (10 miliardi), Alimentari e vini (4 miliardi).
Insomma, l’Italia è conosciuta per la moda e il cibo, ma nelle esportazioni la sua forza sta nella tecnologia e nei prodotti con alta specializzazione.
Secondo l’indice delle eccellenze competitive Corradini-Fortis (un algoritmo che misura il numero di prodotti in cui un Paese è primo, secondo, o terzo esportatore mondiale, e che prende come riferimento i 5.517 prodotti) nel 2010 a livello mondiale l’Italia si trovava ai vertici delle esportazioni mondiali nel caso di 239 prodotti, secondo nel caso di 334 prodotti, terzo nel caso di 350 prodotti; dopo la Cina, la Germania e gli Stati Uniti e prima del Giappone e della Francia.
Se si guarda la situazione per i paesi Bric e Next 11 la situazione è ancora più diversificata, il che vuol dire che le opportunità per le imprese italiane sono ampie; come dimostrano i 1.535 prodotti esportati in Turchia, i 1.094 in Russia, a 696 in Messico, i 673 in Corea del sud, i 305 del Vietnam, per fare alcuni esempi.
I beni di largo consumo
Se andiamo nello specifico dei prodotti esportati nei diversi Paesi, vediamo che in Turchia le imprese italiane esportano automazione, meccanica, gomma e plastica, ma troviamo anche farina e agglomerati in forma di pellet, di erba medica, succhi di uva, inclusi mosti di uva (non fermentati), coccolata e caffè torrefatto.
In Cina vengono esportate macchine per imballaggio e per etichettare, mobili e tessuti, ma anche cioccolata e altri preparati a base di cacao, olio di oliva e caffè torrefatto. In India si esportano parti e accessori per trattori e autoveicoli e macchine per i sondaggi, la perforazione e l’estrazione di minerali, ma si esportano anche mobili di legno, paste alimentari e semi di coriandolo.
In Brasile vengono esportati parti e accessori di trattori ed autoveicoli, banche e panfili da diporto, motori, ma troviamo anche paste alimentari non contenenti uova, kiwi, vini spumanti, cioccolata.
Per crescere
In pratica i prodotti delle imprese italiane trovano il loro spazio e ricevono una buona accoglienza quando oltrepassano il confine nazionale; ma per conquistare nuovi spazi sui mercati internazionali e aumentare le possibilità di successo devono organizzarsi, fare gioco di squadra, migliorare la cooperazione per promuoversi oltre i confini nazionali. Specialmente per superare le carenze di un sistema Italia nella direzione del supporto all’export.