Fairtrade dice che l’etichetta vale doppio
Da una recente ricerca GlobeScan per Fairtrade International, di cui Fairtrade Italia è parte emerge che i consumatori sono sempre più attenti a cosa c’è sotto l’etichetta. Il campione è composto da 17.000 consumatori in 24 paesi, tra cui l’Italia. Ecco i risultati. Una quota sempre più consistente di persone include, tra i propri criteri di consumo, l’impatto che i loro acquisti possono avere nella vita dei produttori e dei lavoratori dei Paesi del Sud del Mondo. Sei persone su dieci (59%) ritengono, infatti, di poter fare la differenza attraverso le proprie scelte di consumo e hanno un’aspettativa molto alta rispetto alle responsabilità sociali delle aziende. Il 79% degli intervistati ritiene, infatti, che le aziende abbiano un ruolo importante nella riduzione della povertà e nel favorire lo sviluppo dei paesi del Sud del Mondo, attraverso un modo più giusto di fare commercio.
Per un prezzo equo
Una considerazione di ordine generale che si concretizza, in particolare, nella convinzione (condivisa dall’85% del campione) che un prezzo equo e stabile delle materie prime sia un aspetto cruciale di cui le aziende che trattano di caffè, cacao, banane, tè, zucchero di canna e tanti altri prodotti del Sud del Mondo debbano tenere conto. La certificazione Fairtrade è il marchio etico più riconosciuto al mondo. Quasi sei persone su dieci (il 57% del pubblico), nei 24 paesi rilevati, ha familiarità con il marchio. I paesi che si impongono per la riconoscibilità sono Gran Bretagna (96%), Irlanda (91%), Svizzera (90%), Olanda (86%), Austria (86%) e Finlandia (85%). Il 63% (il 69% tra gli italiani) di chi già conosce il marchio Fairtrade crede che garantisca standard severi. Almeno tre quarti dei consumatori pensa inoltre che una certificazione indipendente sia il modo migliore per accertare le dichiarazioni di eticità di un prodotto. E, con l’89% degli intervistati, l’Italia è al primo posto tra i paesi che stimano la certificazione un plus imprescindibile per attestare l’eticità di un prodotto. Il 79% degli intervistati dichiara che se un prodotto che già normalmente acquistato iniziasse a distinguersi per l’utilizzo di ingredienti Fairtrade, questo non potrebbe che aumentare l’impressione positiva della marca. Il 58% dei consumatori riconosce che il marchio Fairtrade permette di identificare facilmente se un bene è prodotto eticamente. C’è ancora molta strada da fare, è vero. Ma abbiamo molti esempi di buone prassi. Il fatturato dei prodotti Fairtrade è aumentato del 14% nel 2010 rispetto al 2009 (da 43 a 49,5 milioni di euro) e ben il 55% dei prodotti proviene da agricoltura biologica. Quest’anno alcuni brand d’eccellenza come Pompadour, Ben & Jerry’s, Fattorie Scaldasole hanno scelto di sviluppare dei prodotti certificati Fairtrade e il primo semestre del 2011 ha visto un aumento del 20% nelle vendite dei prodotti rispetto allo stesso periodo del 2010. Questo si tradurrà in un aumento importante delle risorse trasferito al Sud del Mondo e dei benefici ai milioni di produttori che lavorano con le rete del commercio equo.