Federdistribuzione e l’impegno per la sostenibilità

Data:

Federdistribuzione e l’impegno per la sostenibilità

Dicembre 2012. Federdistribuzione ha presentato in Senato il primo Bilancio di Sostenibilità di Settore (redatto da Altis), che pone la GDA tra i comparti trainanti in tema di sostenibilità e responsabilità sociale d’impresa con forte impegno nei confronti dell’ambiente, del territorio dei clienti e dei collaboratori
 
Il Bilancio di sostenibilità rappresenta una grande novità. E’ infatti la prima volta in Italia che le imprese di un settore mettono a disposizione le proprie conoscenze e iniziative per partecipare a un progetto collettivo, con la convinzione che la presentazione di un quadro complessivo produca un valore superiore alla somma delle esperienze dei singoli. Inoltre il documento svela un volto sinora poco conosciuto della Distribuzione Moderna organizzata dimostrando come questo settore, a cui finora veniva riconosciuto prettamente il tratto distintivo della convenienza e del “basso prezzo”, si ponga in realtà anche tra i comparti trainanti in tema di sostenibilità e Responsabilità sociale d’Impresa.
Il BSS nasce dalla raccolta strutturata di informazioni presso le imprese associate a Federdistribuzione e pone in evidenza le attività intraprese dalle aziende nei principali ambiti nei quali si esercita la Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI): ambiente, comunità, clienti, collaboratori, fornitori, corporate governance, comunicazione istituzionale e certificazioni volontarie.
 
L’attenzione per l’ambiente
Molto elevata è l’attenzione nei confronti dell’ambiente: tutte le imprese sono impegnate nella riduzione dei consumi energetici e idrici, l’85% impiega energia rinnovabile e pone attenzione alla riduzione dei rifiuti, l’80% offre prodotti “attenti all’ambiente” (biologici, eco-sostenibili, ecc) e il 75% realizza campagne di sensibilizzazione ambientale.
I punti vendita della DMO sono fortemente inseriti nelle realtà del territorio e molte sono le iniziative sviluppate per la comunità: il 95% delle aziende è impegnata in iniziative a scopo benefico e collabora con scuole e università, il 65% vende prodotti equo-solidali, il 40% acquista prodotti da soggetti di interesse sociale (carcerati, persone disabili), tutte le aziende alimentari collaborano con aziende non profit per la redistribuzione delle eccedenze alimentari.
Nei confronti dei clienti le imprese distributive tutelano il potere d’acquisto e mostrano attenzione alle nuove dimensioni sociali, andando spesso oltre gli obblighi di legge: il 90% di esse ha attivo un servizio di ascolto dei clienti; l’85% ha un ufficio di controllo qualità; il 60% offre prodotti per specifici classi di clienti (celiaci, diverse religioni, ecc); la totalità delle aziende alimentari inserisce informazioni nutrizionali nelle etichette dei prodotti a marchio privato.
 
Il numero dei collaboratori
La popolazione dei collaboratori è composta per l’88,7% da persone con contratto a tempo indeterminato ed è una popolazione femminile (il 59% sono donne) e giovane (il 23,1% ha meno di 30 anni). Le imprese distributive hanno un costante dialogo con i collaboratori e attuano politiche di welfare aziendale, favorendo la conciliazione dei tempi di vita e lavoro e distribuendo premi di risultato: tutte offrono la possibilità del part-time, l’85% prevede premi di risultato attraverso contratti integrativi e l’80% attua migliori condizioni economiche e normative rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale.
Il personale è costantemente formato e lo sviluppo delle competenze dei collaboratori è una priorità; gli investimenti in formazione sono cresciuti del 91% negli ultimi 4 anni e il 60% delle aziende ha strutture interne dedicate alla formazione e scuole di mestiere: macellaio, panificatore, salumiere, addetto pescheria, gastronomo, ottico, falegname, magazziniere, merchandiser, buyer, logistico, ecc
Le aziende distributive lavorano con i fornitori in logica di partnership e per una loro valorizzazione, favorendo un percorso di crescita delle PMI e sensibilizzando la filiera sui temi della sostenibilità. Il 60% delle imprese seleziona i fornitori sulla base di un codice etico e il 70% instaura con le PMI un rapporto di lunga durata. Nel comparto della distribuzione alimentare il 91,5% dei fornitori della marca del distributore è rappresentato da aziende italiane, e il 77,3% di esse sono PMI.

Sembra finalmente un unico, grande gruppo che si presenta all’opinione pubblica del nostro paese in modo omogeneo e completo. Forse sarebbe il caso di omnicomprendere anche i bilanci di sostenibilità (almeno su questo tema) di Coop e Conad: il gruppo di pressione sarebbe meglio rappresentato…
 
Scarica il pdf del Bilancio di sostenibilità redatto da Altis per Federdistribuzione 

Articolo precedente
Articolo successivo

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Sei umano? *

Condividi:

Popolari

Articoli simili
Related

l’IA rivoluzionerà tutto…anche il Retail

L'IA impatterà il mondo ed il retail in modo particolare. Dalla logistica agli acquisti, i processi verranno con ogni probabilità rivoluzionati. È meglio prepararsi per evitare di prendere l'onda del cambiamento in faccia.

Chi ha ucciso Clevi?

Clevi, startup creatrice di un sistema di rilevazione e comparazione dei prezzi retail applicati online, ha chiuso i battenti per mancanza di clienti e fondi, nonostante potesse apportare valore al mercato. Chi sarà interessato ad acquisirne proprietà intellettuale e strumenti di rilevazione?

Una nuova rivista di retail. Perché?

RetailWatch torna dopo 4 anni, in un momento sfidante per il retail nazionale ed internazionale, riprendendo lo stile e gli argomenti per cui è diventato famoso.