Gennaio 2012 – “Federdistribuzione, in data 22 dicembre 2011, ha deciso di operare in forma autonoma rispetto a Confcommercio-Imprese per l’Italia, comunicando il recesso dalla Confederazione.
Federdistribuzione e Confcommercio-Imprese per l’Italia hanno avuto per tanti anni una proficua collaborazione, condividendo attività e percorsi (primo tra tutti il rinnovo dell’attuale CCNL); restano obiettivi comuni che potranno portare anche in futuro a verificare forme di collaborazione, nell’interesse di entrambe le organizzazioni e dei settori rappresentati, sia a livello centrale che locale.
Federdistribuzione rappresenta aziende alimentari e non alimentari della distribuzione moderna nei cui punti vendita si rivolgono decine di milioni di consumatori ogni settimana e dove vengono acquistati il 40% di tutti i prodotti venduti in Italia. Una realtà coesa intorno a valori forti, con una visione di un commercio votato al servizio del consumatore e al continuo miglioramento di se stesso, alla ricerca di sempre maggiore efficienza al proprio interno e in tutta la filiera, alla sostenibilità economica, sociale e ambientale del Paese e dei suoi territori.
Questa cultura e questi valori meritano di essere meglio conosciuti e diffusi. Federdistribuzione intende portarli direttamente all’attenzione di istituzioni, media e clienti e così contribuire al dibattito che ci deve portare a una Italia più forte, per il futuro di tutti”.
Questo il comunicato della Federazione della Gda, che ha votato all’unanimità la sospensione dell’accordo. In futuro, probabilmente, dopo ampi tavoli di discussione e di confronto, Federdistribuzione, presieduta da Giovanni Cobolli Gigli, rientrerà in Confcommercio, presieduta da Carlo Sangalli, dettando nuove regole del gioco, nuovi equilibri e nuove rappresentanze che la precedente presidenza non aveva saputo o voluto disegnare. Quando succederà sarà cambiato il quadro economico-finanziario, quello sociale e di consumo che tutti conosciamo. Le nuove regole che Cobolli Gigli discuterà, dovranno tenere in debito conto questi cambiamenti e soprattutto tre passaggi chiave:
. il contratto di lavoro con le nuove forme adatte a sostenere le sole aperture domenicali,
. il ruolo della formazione e dei fondi aziendali e pubblici ad essa collegati,
. i fondi pensionistici alla luce degli interventi del Governo Monti e del ruolo dell’ammontare finanziario che dovrà essere messo a dimora in modo più puntuale.
Il filmato qui sopra, con l’opinione di Luigi Rubinelli, direttore di RetailWatch, si incarica di approfondire il tema.
Cosa sono i Fondi contrattuali
Sono tre i Fondi rilevanti attivati da Confocmmercio-Federdistribuzione:
Fondo Est: collegato al contratto di lavoro, garantisce un’assistenza sanitaria complementare a quella pubblica.
Fondo Forte: è il fondo paritetico per la formazione territoriale, distrettuale, aziendale, e anche personale.
Fondo Fonte: è il più corposo, finanziariamente parlando, e riguarda i fondi pensione per la pensione complementare al momento dell’uscita dall’azienda.
Come si vede le interessenze fra Confcommercio e Federdistribuzione sono rilevanti e difficilmente alienabili: probabilmente la rinuncia all’accordo è un segnale di allarme e di forte disagio dato dalla imprese della Gda alla (ex, per il momento) casa madre (Confcommercio) perché tenga conto davvero di equilibri economici fortemente mutati. Lo stesso orientamento alle liberalizzazioni della Gda è un altro degli aspetti della controversia, ma più di lungo periodo e con meno implicazioni dirette per Confcommercio. L’abilità politica di Carlo Sangalli, unita a un forte senso di realismo, saprà comunque ricompattare, a giudizio di RetailWatch, gli interessi più genuini delle due Associazioni.