Gentilini: Forno Natale, qualita’ o prezzo?

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Gentilini: Forno Natale, qualita’ o prezzo?

Dicembre 2013. E’ giusto nel momento in cui gli allestimenti dispongono i punti vendita ad assumere la forma richiesta dai temi stagionali che la comparazione sui prezzi trova maggior chiarezza.

Col Natale in prospettiva, ma ancora a discreta distanza, formulare un giudizio attendibile sui prodotti da forno è più agevole, così valutarne il costo fisiologico in rapporto alla qualità.

I marchi TRE MARIE e GENTILINI su talune piazze (Roma, che è tra le più importanti, in primis) sono posizionati su qualità presunta migliore e contestualmente prezzi elevati (rispettivamente €14.90 e €12.90 per il caso del panettone incartato da 1 Kg., solo per fare un esempio).

Di seguito qualche battuta con Paolo Gentilini, alla guida dell’omonima società…

Dott. Gentilini, la qualità sulle merceologie alimentari è fondamentale. Come coniugate artigianalità e processi industriali ?. Cosa intendete per “materie prime eccellenti” ?

Coniugare artigianalità e processi industriali potrebbe sembrare un controsenso ma per noi costituisce la carta vincente. Impossibile pensare di soddisfare la domanda crescente di prodotto senza linee produttive all’avanguardia ma è impensabile credere che le macchine possano sostituire del tutto l’uomo. Soltanto grazie all’effettivo apporto delle nostre maestranze, che lavorano con tanta passione e cura, è possibile ottenere un prodotto di pari fragranza, gusto e friabilità.

Artigianalità per noi significa avere un forte Know-how, ma io preferisco chiamarlo “arte del saper fare”. Ricette antiche, pregiate, segrete e mai immutate, a cui vanno aggiunti perfetta armonia tra dosaggi e lavorazione e minuziosi controlli lungo l’intera filiera produttiva.

Non dimentichiamo poi che tutto parte dalle materie prime. E’ la loro selezione che garantisce la bontà del prodotto, e noi lo facciamo scegliendo le migliori, puntando su fornitori certificati, preferibilmente locali/italiani, per salvaguardare le produzioni agricole italiane.
 

Quale è la vostra quota di mercato sul territorio nazionale ? Quale invece quella sull’area del Lazio ?

I mercati in cui operiamo sono essenzialmente tre: biscotti secchi, frollini e fette biscottate.

A livello nazionale la nostra quota di mercato è del 5,5 % nei secchi, vicino all’1% per i frollini e del 3,1% per le fette.

Su Roma e provincia siamo leader sul segmento dei secchi, con una quota di mercato del 41%, le fette si attestano al 22%, mentre i frollini al 7,5%.

Su quali insegne della GDO siete presenti ? Su quali vi proponete di arrivare ?

Grazie all’attività di distribuzione che è stata svolta in quest’ultimo decennio siamo ormai presenti sulle principali insegne della GDO.

Oltre a completare l’attività di inserimento, per il futuro il nostro obiettivo principale è quello di ampliare l’assortimento presente sui punti vendita.

E per quanto riguarda l’esportazione?

La nostra esperienza con l’estero è recente, ma sicuramente positiva: i prodotti Gentilini sono apprezzati anche negli altri Paesi, chi li assaggia difficilmente li abbandona, ed anche le confezioni creano un forte appeal, in modo particolare le biscottiere.

I Paesi che più ci amano sono l’U.S.A., la Cina, l’Inghilterra e il Giappone, ma riscontriamo un forte interesse anche da parte degli Emirati Arabi, nell’est Europa e nei paesi dell’America Latina.

Ormai le aziende italiane sono abituate a considerare l’esportazione non solo come un ulteriore mercato di vendita ma, in un’ottica produttiva, come uno sbocco indispensabile per colmare la stagnazione dei consumi ed i rallentamenti economici di casa nostra.

Per noi l’export è ancora un canale marginale, ma le nostre strategie future saranno sempre più rivolte verso una politica di esportazione di ampio respiro, volte in particolare a presidiare i paesi in cui ancora non siamo presenti. 

Recentemente avete sperimentato il format del Temporary Shop su Roma e Milano. E’ un negozio “a tempo”, compare in zone massimamente visibili e frequentate delle città (specialmente le stazioni ferroviarie importanti), chiudendo improvvisamente senza preavviso. Alcuni studiosi ne contestano la propensione a generare nel consumatore “ansia da evento”, lo reputano responsabile di “acquisti ciechi e compulsivi, spesso in assenza di prezzi agevolati o addirittura in presenza di valori appositamente gonfiati”. Altre fonti ne vantano la capacità di abbattere costi fissi e oneri di locazione. Ora può parlare a ragion veduta, che riscontro ha avuto ?

Siamo già alla nostra terza esperienza nell’ambito dei temporary shop. Pioniere fu il negozio aperto nel 2007 presso l’Aeroporto Leonardo Da Vinci, con un’idea di temporaneo molto allargato, ben tre anni. Lì ci siamo fatti le ossa prima di decidere il grande salto con l’apertura dello store all’interno della Stazione Termini negli scorsi mesi di Marzo-Maggio. Attualmente è stato riaperto ed è visitabile per tutto il periodo natalizio. La vera sfida è per noi il temporary store aperto a Milano presso la Stazione Centrale proprio in questi giorni.

Le scuole di pensiero riguardo ai temporary mi fanno un po’ sorridere. Ogni azienda ha strategie e motivazioni proprie non riconducibili a semplificazioni teoriche.

 Come diceva giustamente Lei, offrono molti vantaggi, primo fra tutti quello di essere posizionati in punti di snodo nevralgici dove passa molta gente, il che garantisce un’ottima visibilità.

I nostri prodotti sono ben distribuiti su tutto il territorio nazionale, pertanto non può, nel nostro caso, applicarsi la teoria dell’ansia da evento. Una volta chiuso il negozio ci sono mille altri modi per acquistare i nostri prodotti.

In conclusione il temporary shop, per la nostra esperienza è un ottimo veicolo di incremento della brand awareness, un modo per far conoscere l’assortimento di tutti i nostri prodotti, per essere più vicini ai nostri consumatori e assolutamente non per approfittarci economicamente di loro che coccoliamo e rispettiamo dal 1890. 

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