Grand Frais entra in Italia? Magari!
Novembre 2015. Giunge da più parti la voce (incontrollata) di un’entrata nel mercato italiano di Grand Frais, partendo da Torino o dalla Liguria. Vera o falsa che sia la notizia è uno spunto per esaminare logiche ed effetti di un’altra potenziale segmentazione del grocery Italiano.
La rete di GrandFrais
Com’è noto, la catena francese, sorta e sviluppatasi nell’indifferenza iniziale dei grandi player storici di quella nazione, oggi ha raggiunto una diffusione sull’intero territorio d’oltralpe di 156 store. Soprattutto interessa il suo piano di aperture di altri 50 punti di vendita nei prossimi 2 anni. Si tenga conto inoltre che è riuscita inoltre a circondare Parigi con 11 location che ne precedono ovviamente molte altre, creando non poche difficoltà agli ipermercati vicini.
Il negozio GrandFrais
Nata 9 anni fa dall’iniziativa di alcuni grossisti e importatori di prodotti freschi il suo fatturato è stimato oggi attorno ai 600 milioni di euro. Attualmente i suoi supermercati modulari disegnati dall’agenzia Desgrippes Gobé si ispirano alle celebri Halles Baltard. L’area destinata all’ortofrutta e di circa 1000 m2 . La panetteria è gestita in joint venture con il gruppo Marie Blachère. La macelleria con il gruppo Despi. La formaggeria è affidata a imprenditori locali. Dunque la produttività per m2 di Grand Frais dovrebbe avvicinarsi ai 4000 € al m2. La marginalità è oggetto di interesse in Francia, ma data la riservatezza del management ben poco si sa. D’altronde la mera comparazione dei prezzi, come più volte dimostrato, è priva di senso poiché interviene nel caso dei prodotti freschissimi le variabili qualità e varietà che rendono il confronto impossibile.
I fattori di successo
Cosa spiega allora il successo di Grand Frais? Sicuramente l’esperienza d’acquisto dei clienti. Pur senza le delicatezze americane dell’assaggio e della dimostrazione, la qualità percepita è nettamente superiore ai concorrenti. La qualcosa spiega il mio “magari”. Quando viviamo a Chamonix, scendiamo a Sallanches e facciamo il pieno di ortofrutta, carne e formaggi e ovviamente di pane appena sfornato. Ci lasciamo il 98% della spesa familiare dedicata. Da questa esperienza ripetuta ho anche dedotto che le nostre filiere (presenti con i loro marchi) indirizzano la produzione migliore verso Grand Frais e quella di seconda scelta verso le catene italiane. Uva, pere, pomodori, finocchi, puntarelle, ecc. hanno caratteristiche organolettiche (misurate) maggiori che in Italia.
Perciò, magari! aprisse in Italia Grand Frais, anche se fino al raggiungimento di almeno 50 location nel Nord Italia, il suo benefico apporto concorrenziale sarebbe inavvertito.
Infine Grand Frais sta sviluppando un’ottima comunicazione di prodotto come dimostrano le foto allegate.
Dopo 14 mesi in Alsazia dico anch’io “magari!”