Helfgott, quattro generi al pianoforte in Shine

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Helfgott, quattro generi al pianoforte in Shine

Giulio Rubinelli per la critica filmica, Luigi Rubinelli per gli abbinamenti food

Helfgott dal tedesco- aiutato da Dio. O almeno così dice di sé il protagonista nel film. In verità, l’altra traduzione possibile è “aiuta Dio”.

È emblematico che una delle frasi più ricorrenti in questa pellicola sia “E’ un mistero”. Non c’è infatti modo migliore per descrivere questo capolavoro del 1996 di Scott Hicks tutto incentrato sulla musica.

David è un giovane australiano che suona il pianoforte. Perlomeno è questo che lui vorrebbe. Suo padre invece ne fa una malattia, una ragione di vita. Nonostante l’enorme talento e il supporto di tutta la comunità, viene vietato a David di andare a studiare in America. Il giovane manda giù amaramente, ma quando in seguito gli viene offerta una borsa di studio al Royal College of Music di Londra, decide piuttosto di farsi rinnegare pur di raggiungere l’Europa e realizzare i suoi sogni.
Al concerto di chiusura David è tra i favoriti. Decide di presentarsi al concorso con un vecchio fantasma del passato: Rachmaninoff (chiodo fisso di babbo). Gli costa un esaurimento nervoso e la lontananza dal pianoforte per troppo tempo. Ma i due si rincontrano.

Ed è qui che rientra in gioco la nostra disputa iniziale. Quale delle due? Il film ci invita a credere che David sia la prolunga del braccio del Signore sulla musica classica, mentre certa critica e la famiglia Helfgott stessa ci portano nell’altra direzione. Poco male perché in questo film non esiste una risposta sbagliata. Tutto ciò che può fare lo spettatore è seguire questa biopic lasciandosi trasportare per i meandri di quel labirinto (per i profani almeno) che è la musica e chi la fa.

Non a caso siamo di fronte ad almeno quattro generi differenti: drammatico, romantico, biografico e musicale. Un incrocio di generi che raggiunge il suo apice con il terzo concerto per pianoforte, strappando qua e là la tenerezza di chi guarda senza facili occhiolini, sudata ogni fotogramma grazie alla bravura di Geoffrey Rush che interpretando Helfgott si è aggiudicato il Premio Oscar come Miglior Attore Protagonista nel 1997. (Nomination: Miglior film, Migliore regia, Miglior attore non protagonista, Migliore sceneggiatura originale, Miglior montaggio, Miglior colonna sonora)

Nonostante I riconoscimenti, la signora Helfgott (mamma di David) all’uscita del film lo definisce “qualcosa di malvagio”, mentre la sorella maggiore esce nelle librerie con una presunta verità sulla famiglia Helfgott, rivendicando la bontà d’animo del personaggio interpretato da Mueller-Stahl.
Esperti di musica si coalizzano contro la veridicità del film e mettono in dubbio il talento di Helfgott, definendolo sopravvalutato rispetto a come presentato su pellicola.
Nessuna critica tuttavia può parere giustificata di fronte alla pulizia di questa storia, la sua integrità e sincerità.

Altro esempio per il ciclo Sundance, non ci si può astenere dall’inserire questo gioiello in una lista di film da vedere se si desidera una serata con buona musica, che non lasci spazio a tempi morti e inutili digressioni in favore della purezza dei sentimenti di chi questa storia l’ha vissuta, sia sulla propria pelle, sia tramite i 105 minuti su schermo.

GENERE: drammatico, romantico, biografico, musicale

VELOCITA’: serrata. Avanti e indietro nella vita di Helfgott, che di per sé ha pochi eventi nella norma.

TEMPERATURA: calda, non bollente, riscalda in ogni sua componente di genere. Un film che parla in tutto e per tutto di amore e passione.

QUALITA’: L’Oscar la farebbe rientrare in un ranking tra il luxury e il commerciale (nell’accezione migliore del termine), ma la componente indipente è esplicita e la recitazione ci fanno tendere verso un trend leggermente sofisticato.

COLONNA SONORA: poco spazio alla fantasia:
Chopin, Liszt, Paganini, Rachmaninoff, Schumann, Vivaldi, Beethoven

DA VEDERE sia da soli che in compagnia. Ricordo di aver visto “Shine” che ero ancora un bambino e la componente di follia del protagonista è trattata con tale riguardo e dolcezza che i più giovani non possono che apprezzare (forse di più delle mamme e dei papà). E non dimentichiamoci la componente romantica per le coppie.

Abbinamenti food

Cioccolato: Domori Javablond (Note di tabacco, frutti rossi, affumicato e di sottobosco. Piccante con grande persistenza e dolcezza)

Formaggi: Bitto (Valtellina, nome del fiume. Da latte vaccino, con aggiunte di latte caprino, non superiore al 10%. Maturazione da 2 mesi fino a 2 anni. Sapore dolce, delicato, quando invecchiato adatto alla grattugia. Da utilizzare per la polenta taragna o per le frittelle (Sciatt in gergo locale, da provare).

Vino: Sfursat Nino Negri 2009. Finale davvero lungo e appagante, sentori di prugna e scorza d’arancia. Comunque un vino complesso, per la compagnia e anche dopo la visione del film. Ve lo ricorderete, come Rachmaninov.

sabato 9 febbraio
Sky Cinema Hits
ore 21.10

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