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Se lo dice il dg del gruppo più dinamico in materia di adv e m&a vuol dire che tutto questo non basta e bisogna ripensare offerta e formati non pensate ?
Si gentile Daniele bisogna prendere atto che i consumi vanno male, principalmente perchè manca il lavoro. La mancanza di fiducia fa il resto visto che la situazione attuale che non sembra offrire i presupposti per un miglioramento a breve termine. Non è una banalità…La crisi può rappresentare un punto di svolta a condizione che si riesca davvero a riconoscere quali dei paradigmi del passato non hanno più senso di esistere e che si sappia affrontare le nuove sfide con nuovi modelli, strumenti e visioni di società. Evitando di riproporre gli stessi modelli che hanno generato la crisi. Tenendo conto, come dice lei, che ci sono soluzioni del passato che, passata la sbornia del consumismo usa e getta,della finanza, ecc possono tornare in auge creando posti di lavoro nazionali o locali (magari rivisitati e aggiornati alle nuove tecnologie). Per fare un esempio banale: la creazione di una linea di prodotti agroalimentari a filera corta con prodotti coltivati lavorati e venduti a livello locale confezionati in contenitori di vetro che vengono raccolti igienizzati e riutilizzati. Un simile marchio/progetto avrebbe il sostegno dei consumatori anche se costa qualcosa in più per il valore sociale e ambientale che rappresenta. Pian piano comincia ad essere chiaro a tutti dove ci sta portando l'acquisto al ribasso e la conseguente situazione di dipendenza alimentare dall'estero o da fonti comunque lontane. E' come non pagare le tasse- sul momento ci si guadagna senza pensare anche i figli e nipoti di chi evade ci perderanno pesantemente nel futuro. Purtroppo la politica, che non ha fatto altro che limitarsi ad affrontare solo e sempre l'emergenza (e in ritardo cronico) non sarà quella che ci tirerà fuori da questa crisi. Questa crisi può offrire grandi opportunità come creazione di posti di lavoro a patto che si prenda atto che ci sono dei limiti ecologici del pianeta di cui tenere conto, e in tempo reale, modulando la pressione dell'uomo sull'ambiente a livello internazionale. Ogni giorno si sente la solita litania del ?il paese non cresce, i consumi non ripartono? ma mai nessuno che abbia il coraggio di esporre un piano a lungo termine che offra una visione di economia locale e nazionale verso cui tendere come aziende, istituzioni e singoli. Nessuno che abbia il coraggio di dire che- più che di uno sviluppo e crescita come produzione di beni- si deve parlare di un modello di sviluppo che permetta una redistribuzione della ricchezza e una prosperità diffusa. Ci sono due libri che tutti i decisori politici e aziendali dovrebbero leggere e sono ?Prosperità senza crescita? di Tim Jackson, economista e saggista inglese componente della commissione governativa britannica : Sustainable Development Commission e ?Blue economy? di Gunter Pauli. Entrambi ricchi di spunti e suggestioni. Anche Vianney Mulliez nipote del fondatore di Auchan concorda che la crisi vada interpretata come un grande cambiamento strutturale che trasformerà i comportamenti individuali e quindi anche il modo di operare di tutte le aziende che dovranno adattarsi alle nuove esigenze della clientela. La possibilità che tutti i soggetti interessati a tenere in piedi questo paese hanno è quella di andare oltre alle barricate e all'esaltazione del proprio marchio e collaborare seriamente per governare il cambiamento e attutire le cadute. La gente normale lo sta già facendo autorganizzandosi in mille movimenti anche se i giornali non ne parlano.
Non posso commentare un commento, ovviamente. Il problema è generale. Prendiamo il caso dei volantini e della pressione promozionale incomprimibile: non suggeriscono niente questi dati? Siete ancora convinti tutti che l'efficacia della pressione promozionale sia un atout perenne?
"Il Re è nudo!" verrebbe da dire, citando il bambino della fiaba di Andersen… Una valutazione schietta- come nello stile del DG di Conad- non alterabile nella sua semplicità, e che non può essere smussata da arzigogolate analisi sulla rimodulazione dei consumi e degli stili di vita (che tanto appassionano…): I CONSUMI VANNO MALE. Se i retailer- e qui, come sempre parlo per la mia GDO- non partono da questa presa di coscienza, dubito che saranno in grado di rispondere a questa crisi. Ciò detto resto convinto che la crisi- e scusate la banalità dell'affermazione- possono essere occasioni di sviluppo e crescita, a volte costringendoci a mettere in dubbio alcuni paradigimi del passato altre volte trovando conferma nelle scelte di lungo termine che abbiamo preso anni addietro. Conad, da questo punto di vista, rappresenta una case history da studiare e approfondire…