Maggio 2014. Interessante convegno per i festeggiamenti del 25° anno di attività in Italia di Ikea al Teatro Litta di Milano.
Di Bussolo: ascoltiamo nelle case dei clienti
La sintesi estrema è la capacità di ascolto del cliente nel pdv e a casa sua (Di Bussolo, corporate pr manager, cita l’esempio di Pescara e di Pisa) per meglio capire le sue esigenze e adattarsi quindi al territorio in cui deve operare, dalla cucina alla zona notte. Uno sforzo non indifferente del retailer svedese che non ha un target preciso ma deve coprire tutti i target presenti nel mercato. Il tutto avviene creando dei paesaggi nel pdv, che il cliente confermerà o meno, dai quali scaturirà un ulteriore dialogo che sarà sviluppato dai prodotti, dal loro prezzo e dalla loro funzione d’uso. Questa è la democrazia di Ikea.
Riprendendo l’intervento di Alessandro Mendini che coglieva somiglianze fra Ikea e la Bauhaus, Di Bussolo concorda ma data la somiglianza alla WienerWeltStetter, una vera e propria catena di mobili artigiani, voluta da Hoffmann, nei paesi asburgici dei primi anni del ‘900 e studiata sucessivamente da Ikea. Alla base di tutto quindi lo stile ma anche l’artigianalità della lavorazione, fino ai giorni nostri con l’auto produzione indicata da Mendini.
Mendini: l’Ikea poggia nel Bauhaus
Per il designer Alessandro Mendini le attività merceologiche, di marketing, di sostenibilità sono complesse da leggere. Il design democratico è iniziato con il Bauhaus, che era ideologico, ma quello di Ikea di ideologico non ha nulla, anzi è democratico al 100%, altamente pragmatico permettendo un mix di scelta e di organizzazione. I clienti di Ikea sono di fatto degli auto-produttori perché con la loro scelta e con la fantasia costruiscono un valore diverso, personalizzato.
Ikea per Mendini è simile a quanto fatto da Ford nel ‘900 e da Swatch alla fine del secolo scorso: creare prodotti popolari a diffusione globale.
Sapelli: Ikea è democrazia estetica
Per l’economista Giulio Sapelli Ikea fa dell’economia e della convenienza una democrazia estetica. Garantisce l’accesso alla cittadinanza economica, perché i suoi prodotti hanno un costo basso. Obbliga i giovani a lavorare e a cimentarsi con l’auto produzione. È un caso virtuoso