Marzo 2020. Fabio Picchi, cuoco e gourmet, ha un piccolo impero di ristorazione nel quartiere del Mercato di Sant’Ambrogio a Firenze. Ormai le declinazioni del Cibreo, una trattoria di lusso accessibile, non si contano più nel quartiere e nel mercato dove gestisce il banco del pane. Ma forse lo conoscete per i Magazzini del Sale, teatro (della moglie) e ristorazione altrettanto accessibile e questa si veramente esperienziale se unita alle rappresentazioni artistiche della sera.
Una mattina Fabio Picchi ha deciso di cambiare mestiere o meglio di aggiungere quello del commercio alla ristorazione. In parte lo faceva già perché ai Magazzini del Sale vendeva diversi prodotti (un po’ cari) e visto il successo si deve essere detto: perché non provare ad aprire un negozio vero e proprio?
Detto e fatto: ecco C Bio, Cibo buono e italiano e onesto. Un posizionamento felice. I giornali fiorentini hanno parlato di un’alternativa ad Eataly, ma, francamente i due prodotti commerciali sono diversi.
Ovviamente l’onesto del sottotitolo riguarda i prodotti e le materie prime utilizzate, spiegate dalle commesse con dovizia di particolari. Onesto non riguarda la convenienza di prezzo, anzi, i prezzi sono decisamente alti, ma la scelta è positiva perché C Bio deve distinguersi dagli altri negozi.
La location
Il Mercato di Sant’Ambrogio e le sue vie sono ancora affascinanti e qui non è ancora arrivato il franchising e i battaglioni dei primi prezzi a tutti i costi. È un quartiere slow, nonostante i turisti non manchino di certo; se la prende comoda e il C Bio lo rappresenta benone.
Il negozio
La superficie di vendita è di circa 180 mq. Difficile stimare l’assortimento e se vi mettete a contare i cioccolatini capirete perché.
Il posizionamento viene declinato in un certo modo perché siamo di fronte a un concept più che a un negozio al dettaglio, dove le idee di Fabio Picchi e il suo sapere nel food vengono declinati in modo netto:
. la gastronomia,
. i formaggi,
. la panetteria e la pasticceria,
hanno diversi livelli merceologici, e di prezzo, frutto di scelte artigiane con prodotti difficilmente intercettabili sul mercato.
Francamente un po’ debole l’ortofrutta, tutta sfusa, all’ingresso, come ogni bravo supermercato.
Interessante e diversificato lo scatolame, con prezzi sempre adeguati
Nel non food il concept si vede ancor meglio. I prodotti potranno far felici i turisti che escono dal Cibreo ristorante e vengono nel C Bio, ma in realtà fanno parte della tradizione che si sta perdendo e che qui trovano un visual adeguato e un sapore visivo tutto da gustare, a metà strada fra il prodotto artigianale e la memoria storica.
Per molti versi Fabio Picchi assomiglia a Carlin Petrini di Slow Food che ha saputo ridare dignità a un territorio e al lavoro e ai prodotti delle persone minacciati dall’industrializzazione forzata. Se lo stesso tentativo riuscirà anche a Fabio Picchi ci sarà da rallegrarsi.
Al livello +1 è attivo un piccolo orto botanico (purtroppo la nostra visita è stata effettuata in inverno) dove è possibile consumare i prodotti acquistati nel negozio e godersi il sole sulle sdraio.
L’omnicanalità
C’è addirittura una App per gli acquisti on line, permessi anche nel sito, dove si può ordinare un pranzo completo, modulato per fasce di prezzo a seconda dei prodotti scelti. Qui i prezzi sono più contenuti. L’omicanalità sarà un’arma micidiale se ben eseguita. Complimenti a Fabio Picchi.
La toilette durante la visita era in ordine.
La sostenibilità di C Bio, via della Mattonaia, Firenze
Coerenza fra il posizionamento e la sua realtà 5
Distintività e rilevanza versus i competitor 5
Rapporto experience-prezzo 5
Sostenibilità 5
Attenzione alle nuove tecnologie e all’innovazione 5
Attenzione ai Millennial 4
Attenzione ai senior 4
Creazione di una community 5
Trasparenza 4
Scala di valori da 1 a 5, 1 basso, 5 elevato