Il cibo del futuro? Scarso e costoso

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Il cibo del futuro? Scarso e costoso

Novenbre 2015. L’attenzione del consumatore sulla responsabilità ambientale e sociale del sistema alimentare (produttori, IDM e Gdo) è elevata. Convegni scientifici, informazioni elaborate tradizionalmente e on line hanno diffuso nei cittadini una diffusa attenzione verso questi temi.
 
Una recente ricerca di Doxa, commissionata da Doxa, permette di vedere una evoluzione di questi temi e soprattutto di confrontare il sentiment degli italiani con quello dei principali paesi del globo.
 
La manipolazione del cibo
La ricerca sottolinea come le più grandi paure per il cibo del futuro siano quelle che riguardano la manipolazione del cibo. Ne sono convinti sia gli italiani sia i tedeschi sia i russi. Probabilmente le ragioni sono diverse. I nostri prodotti food sono i più genuini e probabilmente le persone temono che possano subire degli interventi che li rendano diversi. Probabilmente i russi hanno chiare le conseguenze di Cernobyl e cosa sia successo a quei territori. Diverse, probabilmente le motivazioni dei tedeschi che però si recano spesso nei discount dove il cibo ha perso in molti casi le caratteristiche originarie per essere reso il più possibile industriale e quindi omogeneo alla tipologia di acquisto.
 
La carenze di cibo
Nonostante gli allarmi lanciati recentemente dal presidente degli Usa, Barack Obama, sui guasti provocati dall’eccessivo sfruttamento dell’uomo sulla terra, che provoca penuria di materie prime e inquinamento, le persone non collegano quanto sta succedendo alla carenza futura di cibo. Escludiamo che la domanda sia stata mal posta dai ricercatori di Doxa, solo i brasiliani pensano che stiamo andando in quella direzione. Ma il loro sentiment è condizionato dalla de-forestazione dell’Amazzonia, mentre gli europei non si preoccupano che gran parte del territorio è ormai cementificato. Tutti pensano che i prodotti si possano produrre altrove e quindi bastano i trattati di libero commercio per renderli disponibili. Neppure la Cina che riguardo all’impatto ambientale dei suoi sistemi produttivi dovrebbe aumentare l’attenzione, sembra porsi la domanda se in futuro potrebbe verificarsi una carenza di cibo. Eppure l’aumento della popolazione mondiale, l’erodersi e la cementificazione e la desertificazione dei suoli, l’alterazione dei fenomeni metereologici dovrebbe dar da pensare perché sono fenomeni sotto gli occhi di tutti. Certo la stampa internazionale e la convegnistica scientifica è divisa e segue le lobby (negazionisti e possibilisti), ma la qualità e la quantità del cibo stanno cambiando e forse non ce ne accorgiamo troppo perché la trasformazione è quotidiana e lenta.
 
I prezzi del food
Se è vero (ed è vero) che in futuro ci sarà carenza di cibo, o se volete diminuiranno le quantità di cibo al quale siamo abituati, i prezzi non potranno che oscillare verso l’alto, per la legge della domanda e dell’offerta. Si comincia a parlare di insetti, di alghe, di cibi manipolati in meglio, ma sarà inevitabile che anche questi saranno di prezzi elevati perché dovranno essere importati e quindi trasportati da filiere lunghe alle quali non siamo oggi abituati.
 
L’inquinamento ambientale
Solo la Cina batte l’Italia nella consapevolezza di questo item, altri Stati che eppure ne soffrono, sembrano esenti.
RetailWatch crede che l’inquinamento ambientale avrà un effetto profondo sia sulla manipolazione dei cibi, sulla carenza e sui prezzi dello stesso. Molte aziende ne sono certe ma praticano un green washing a volte subdolo e poco realistico, pensando di non dovere pagare dazio. Purtroppo questo non avverrà perché è l’intera società, produttiva e civile, politica e finanziaria, che ne sarà impattata.
 

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