Il #coronavirus e le precauzioni adottate nei supermercati Spar in Sud Africa

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Maggio 2020. Siano le parti essenziali “soci” o “imprenditori”, non cambia l’evidenza che le attività cooperativistiche concertano, equilibrano e potenziano gli sforzi individuali per consentire interazioni proficue sui vari territori.

Se in tale logica, sono COOP e CONAD a occupare con profitto la scena principale all’interno del quadro distributivo italiano, minore risalto tende invece ad avere DESPAR, nonostante sia ampia la risonanza internazionale di SPAR.

Società cooperativa olandese, fondata nel 1932, essa ammette la strutturazione di numerosi associati dietro a un unico marchio, facendo loro mantenere autonomia gestionale e giuridica.

Il suo simbolo è l’abete, che in olandese si dice DESPAR (acronimo della frase “Door Eendrachtig Samenwerken Profiteren Allen Regelmatig”, che significa appunto “dalla cooperazione armoniosa tutti traggono vantaggio in egual modo”).

SPAR opera in una cinquantina di Paesi: il Sudafrica, dal 1963, è stato il primo in cui ha fatto ingresso, oltre l’Europa (evidentemente per i forti legami storici tra questo territorio e l’Olanda, iniziati addirittura nel 1652).

Qui, l’offerta commerciale si declina attraverso quattro formati distributivi.

SPAR GROUP Ltd SOUTH AFRICA concede licenze ai rivenditori indipendenti per operare secondo i canoni dei seguenti format al dettaglio:

  1. SPAR;
  2. SPAR EXPRESS (attivo in combinazione al marchio di benzine SHELL, anch’esso olandese);
  3. KWIKSPAR (concentrato sulla convenienza presso centri urbani e zone a forte impatto ambientale);
  4. SUPERSPAR.

L’effetto pandemico del CORONAVIRUS ha dato modo all’iniziativa autonoma degli associati di esprimere ulteriormente certe potenzialità di servizio che fanno capo all’insegna.

RETAILWATCH riporta ora il caso dei quattro negozi SPAR di proprietà di SKOUTELLAS GROUP OF COMPANIES, situati nella provincia settentrionale di Gauteng, dove sono dislocate le due più importanti città sudafricane (Pretoria e Johannesburg).

I rivenditori SPAR, in Sudafrica, hanno preso con moltissima serietà il problema della diffusione del virus, in ragione delle preoccupazioni dell’OMS e di quanto stava drammaticamente avvenendo in Europa (specialmente in Italia).

Spiccano le rigorose precauzioni adottate dal gruppo di negozi della compagnia citata, prioritariamente finalizzate a salvaguardare la salute di migliaia di clienti e dei circa 600 dipendenti.

I punti di vendita sono quelli di Bedfordview e Blackheath (Johannesburg), Glen Acres (Kempton Park), North Riding (Randburg).

Le consuete misure, poste in atto all’inizio dell’emergenza

  1. igienizzazione delle mani e sanificazione delle maniglie dei carrelli;
  2. segnaletica al pavimento per facilitare il mantenimento della distanza interpersonale pari a 1 metro;
  3. obbligo di mascherine e guanti.

Le misure aggiunte

  1. diffusioni sonore continue per ricordare di mantenere i distanziamenti (specialmente presso barriera casse ed aree di servizio);
  2. stazioni di sanificazione posizionate in numerosi punti delle superfici di vendita (complessivamente 50 nei 4 negozi);
  3. misurazione della temperatura febbrile quotidiana, a tutto il personale in forza;
  4. pulizia e sanificazione (generale e approfondita) data in appalto a una ditta specializzata (oursourcing ingaggiato due volte a settimana e agito in maniera tale da non essere nascosto, per essere più facilmente apprezzato dalla clientela);
  5. dipartimento sanitario locale invitato a sostare all’ingresso dei negozi, col compito di interrogare la clientela in riferimento alle condizioni di base della salute (col proposito di inviare ogni caso sospetto al furgone sanitario, equipaggiato con adeguata strumentazione per il COVID-19);
  6. orario d’apertura preferenziale (dalle 7:00 alle 8:00) dedicato esclusivamente alla clientela anziana, al fine di tenerla lontana dai potenziali contatti con la popolazione più giovane;
  7. schermi divisori trasparenti, in plexiglass (sulle postazioni della barriera casse), per mantenere più sicura separazione tra clientela e operatori.

L’adozione di misure precauzionali così meticolose, rassicuranti, è stata lodata dalla clientela attraverso i social media; lo stesso personale interno ai negozi ha apprezzato ogni sforzo compiuto per garantire sicurezza sul posto di lavoro, in un momento di emergenza eccezionale caratterizzato da elevata inquietudine.

Con la percezione popolare che il “lockdown” sarebbe stato imminente, la situazione commerciale ha iniziato a svilupparsi lungo prevedibili alterazioni:

  • crescita del 20%, nella settimana antecedente il “blocco”;
  • aumento delle vendite del 300%, nella data prima del “blocco”;
  • accaparramento di articoli particolari quali carta igienica, articoli per la pulizia, lieviti e generi alimentari a lunga conservazione;
  • decremento del 50% nel numero di transazioni;
  • incremento del 250% nella spesa media per cliente.

Il quadro, benché allarmante, è stato retto con efficacia dai locali centri di distribuzione di SPAR, capaci di mantenere le adeguate continuità di approvvigionamento (i fornitori stessi hanno plaudito alla migliore capacità di SPAR, rispetto ad altre catene, di fronteggiare il momento critico).

Meritevoli di menzione, per quel significato etico che trascende ogni logica di profitto, sono certe dichiarazioni rilasciate da George Skoutellas, riferimento dirigenziale e imprenditoriale del Gruppo di negozi:

Invece di usare questo periodo per creare un margine migliore, ho deciso di creare la campagna “Speciale blocco“, dove è stata portata un’intera gamma di beni essenziali al prezzo di costo per farne trarre vantaggio ai consumatori. I miei margini potrebbero essere in calo, ma l’avviamento generato non può essere misurato in denaro“.

E’ stata inoltre intrapresa una campagna di assistenza alla comunità, attraverso cui donare beni essenziali ai bisognosi nei vari negozi, con eloquenti poster per incoraggiare alle adesioni sia i clienti che i dipendenti.

Il risultato del primo giorno di appello è stato la donazione di una tonnellata di beni.

Mr. Skoutellas chiude così: “Non dobbiamo mai dimenticare quelli che hanno bisogno, in momenti come questi. Diamo tutti per scontato di avere facile accesso al cibo e ad altri elementi essenziali, ma non tutti sono in grado di farlo“.

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