Il lavoro ai tempi del Coronavirus. Non è tutto negativo. Leggete Lucentini-Todis e i clienti

Data:

Marzo 2020. Sapete una cosa? Con il Coronavirus si conoscono meglio le persone e i retailer e le aziende.

Ieri abbiamo pubblicato le note di Giancarlo Paola, Dc Unicomm-Selex (leggi qui).

Ecco adesso la testimonianza di Massimo Lucentini, dg Todis-Conad.

È un altro pezzo di umanità, di professionalità, di amaro, di speranza, di voglia di farcela, di ascoltare i clienti, di pause, di silenzi.

E dall’ascolto dei clienti spuntano giudizi e incitamenti a far di più, di continuare, di plauso.

Ecco la sua lettera, Massimo Lucentini, Dg di Todis/Conad.

Leggete la prima riga: chiede a me se sto bene, roba dantan, ma con il Coronavirus è attualità.

Buongiorno Luigi,
spero intanto che tu stia bene. Per tutti noi, come immaginerai e come pure stai documentando in molti dei tuoi articoli, sono momenti di grande stress ed apprensione. Per chi opera come noi al centro-sud Italia, il giorno 9 marzo 2020 ha costituito un vero e proprio spartiacque tra una gestione “quasi” normale ad una gestione in vera a propria emergenza.
Emergenza in magazzino, emergenza nei punti vendita, emergenza nella sede.
Prima preoccupazione fornire a tutto il personale i dispositivi di protezione individuale e le modalità operative idonee alla prosecuzione in sicurezza del lavoro, poi igienizzare gli ambienti, poi riorganizzare i turni di lavoro, poi garantire gli stock di merci, poi informare gli imprenditori circa le disposizioni del governo, poi chiarire i contenuti delle disposizioni del governo.
Si lavora, talvolta anche l’intera giornata, alla riorganizzazione ed alla gestione in funzione degli sviluppi dell’emergenza.
In tutto questo trambusto si scoprono però le qualità vere, a volte celate, delle persone. La dedizione di chi ha ben chiara l’importanza del nostro lavoro, la preoccupazione degli imprenditori per i loro collaboratori, con la messa in campo di incentivi economici e riduzione dei turni.
In questo contesto surreale, di grande difficoltà ed apprensione, sembra però che il Paese, le persone, stiano ritrovando un senso del rispetto delle regole, un senso del dovere che viene prima del diritto ed un fair play, che probabilmente mancavano o erano anestetizzati da uno stile di vita e di fare business, che ci impongono, come una grande giostra, la loro velocità e le loro regole.
Detesto gli hashtag che stanno girando, ma credo che non solo “andrà tutto bene”, ma certamente, se riusciremo a fare tesoro di questa esperienza, ne usciremo anche migliori.
Ti riporto qui sotto una delle tante lettere e segni di riconoscenza che sono arrivate da parte di nostri clienti. Anche se con la terminologia dell’uomo della strada, talvolta non politicamente corretta, dimostra in pieno come oggi le persone sembrano essersi accorte della rilevanza di ciò che normalmente si dà per scontato.  

La lettera di un cliente:

Cari commessi del Todis vicino a casa mia, vi scrivo…

Cari inservienti del Todis. Sì, proprio voi, tutti. A partire da colui che ha l’ingrato compito di regolare la fila delle persone che affollano con un rateo cadenzato e incessante l’ingresso, quella schiera umana che assalta con maschera e carrello il supermercato in pieno delirio alimentare. Sì, proprio voi impegnati a tenere attivo e colorato l’intricato dedalo dell’ortofrutta come se nulla fosse. A voi che spostate quei grandi roller pieni di cibo e di prodotti, che vi fumate una sigaretta sul retro affaticati e guardate lo sciamare continuo della gente. A voi, cassiere, protette da un improvvisato schermo di plexiglas para starnuti. A voi che, avete come arma segreta un sorriso trincerato dietro la mascherina. Sì, proprio a voi, che vi ho visto smezzarvi un pacchetto di grissini perché non c’era proprio tempo per la pausa pranzo, perché fuori un serpente umano pressava all’ingresso e non se ne vedeva la fine fino alla chiusura. Io non so come stanno negli altri negozi, se sono cordiali, simpatici, educati e pazienti anche con i tanti mariti o fidanzati costretti dalle circostanze a districarsi con prodotti mai sentiti (che accidenti saranno mai i biscotti “Digestive”) e che si aggirano in videoconferenza con le consorti che li sgridano perché non capiscono una cippa. Io ve lo devo dire, col cuore, per quel poco che conta.

Grazie.

Perché la vostra vita, sebbene prosegua apparentemente normale, visto che il vostro lavoro non si è interrotto (anzi) come invece è stato per molti di noi, in realtà è stata dinamitata come è accaduto per tutti gli altri. E adesso, sì, ci sono quelli che si fanno le cantante in balcone, che stanno in pigiama tutto il giorno, che dormono senza soluzione di continuità, studiano, leggono un libro che non avevano mai letto o scrivono una storia che non li ha mai abbandonati. Che puliscono casa, che riordinano il garage o che altro accidente faranno mai le persone per riempire il tempo. Mentre tutto questo accade, voi ogni giorno siete là, in quella trincea, in quella prima linea che si è venuta a creare nel consesso civile e che sembra l’ultimo baluardo di qualcosa di normale, di comune, di conosciuto. Non ce ne rendiamo conto, forse, ma siete il passo prima del baratro in cui si precipita quando è il caos.

Dice, certo, i medici, sono loro la prima linea, è vero. La polizia, l’esercito, loro mantengono l’ordine. Verissimo. Ma un medico è un pezzo pregiato nello schieramento civile, sono quasi degli angeli oggi i medici, gli infermieri, lo abbiamo detto e lo sappiamo.

Ma i camionisti, gli operai, i commessi, gli spazzini, sono loro che fanno la differenza tra una situazione difficile e il caos più totale.

E allora, cari inservienti del Todis, io sto parlando di voi. Ma sono certo che come voi, di fianco a voi, lungo una trincea che va avanti per tutti i chilometri del nostro paese, ci sono tanti come voi, schierati in linea ad affrontare questa quotidiana guerra. Voi, come tutti gli umili, i pedoni di una gigantesca e spesso grottesca scacchiera. Ogni casella è un supermercato, una farmacia, un panettiere che lotta per sopravvivere. E’ un camionista, un benzinaio, un operaio. Qualcuno da qualche parte che sta facendo il lavoro sporco per noi tutti. Che lo faceva anche prima, però oggi, molto più di prima, siete l’ultimo passo prima dell’oblio. Non ci credete? Eppure vengono i brividi solo a pensarlo. Se al vostro posso ci fosse quella classe dirigente di cui spesso si parla e che ci ha deluso così tante volte da essere ormai incapace di deludere ma solo di illudere, allora sarebbe una sconfitta certa e tutto potrebbe crollarci addosso. Ma posso dormire un po’ più tranquillo in queste agitate notti di separazione dal mondo, sapendo che ci siete voi, che come arma segreta avete un sorriso trincerato dietro le vostre mascherine.
Grazie di cuore.

Ed ecco il messaggio di Massimo Lucentini ai suoi colleghi e ai suoi collaboratori:

Buongiorno,

vi scrivo per dire grazie a tutti voi.

Grazie a tutti i collaboratori dei punti di vendita, dei magazzini e delle sedi rimasti al lavoro per garantire l’operatività aziendale, grazie a chi è andato in ferie per alleggerire gli uffici e favorire così la sicurezza di chi è rimasto.

In questi giorni di stress e di apprensione per il futuro nostro e delle nostre famiglie, state dimostrando senso del dovere e senso civico, anteponendo appunto i vostri doveri ad un naturale istinto di conservazione che ci porterebbe a fuggire.

Quello che stiamo facendo oggi, non è più semplicemente un lavoro, ma è un servizio essenziale per la collettività, come tale lo state vivendo e come tale ve lo stanno riconoscendo i clienti con le tante lettere e messaggi di ringraziamento che stiamo ricevendo.

Vi prego, nello svolgimento delle vostre mansioni, di rispettare e far rispettare sempre le norme igieniche e le distanze di sicurezza.

Di nuovo grazie e buon lavoro a tutti.

Massimo Lucentini

Il parere di RetailWatch

Dai Massimo ce la facciamo, ce la farete. Uscirete un po’ ammaccati, ma con un altro senso del commercio che sarà sdoganato da quella vecchia definizione di bottegai. Siete una delle avanguardie della società e i clienti, le persone sapranno distinguere e premiarvi.

Parola di boy scout.

1 commento

  1. Belle parole, tutti i giorni ringrazio i miei dipendenti per il prezioso lavoro che svolgono con diligenza e senso del dovere mettendo in secondo piano la naturale paura che li assale.Speriamo che questo incubo finisca.

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