In UK la pressione promozionale è del 48%, in Italia del 27,9%. Che fare?

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In UK la pressione promozionale è del 48%, in Italia del 27,9%. Che fare?

Novembre 2017. Ah! La pressione promozionale. Non scende, o scende di poco.
Questo, secondo IRi, è lo scenario europeo.
 

 
Ovviamente ogni paese è un caso a sé: in Francia dominano gli ipermercati, in Germania i discount, in UK i superstore e via dicendo.
 
Forse il paese che ci somiglia di più è la Spagna, anche se qui c’è un leader incontrastato, Mercadona, con un terzo del mercato. La differenza fra i due paesi è notevole, 8 punti percentuali non sono pochi. Sarebbe proprio il caso di avvicinarci, almeno.
 
La pressione promozionale è frutto di un lavoro congiunto IDM-GDO e che allora sia davvero lavoro congiunto per arrivare al ribasso.
 
Qualche istituto di ricerca o consumerista premia chi ha la pressione promozionale più alta. Perché, almeno una volta sola, non si premia chi ce l’ha più bassa?
 
Significa riconoscere un lavoro basato sulla trasparenza, sul rapporto fiduciario retailer-cliente. Perché non lavorare solo sulle loyalty card? Ne guadagnerebbe l’intero sistema e di filiera, riconoscendo il dovuto a tutti i protagonisti.
 
Il sociologo Francesco Morace, presidente del FutureConceptLab, parla nei suoi speach di etica e, appunto di trasparenza.
 
Ci vogliamo provare per ricostruire la catena del valore. O lo si ascolta solo per fare una bella convention e sentire un bell’intervento?
 
Le nuove tecnologie, unite all’utilizzo dei social media e all’uso di tutti i touch point, sono pronte per disegnare una mappa molto più segmentata dei consumatori.
 
È ancora utile sparare nel gruppo le promozioni del -20- -30%?

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