Kiabi: l’immagine caotica è voluta?

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Kiabi: l’immagine caotica è voluta?

Visita effettuata sabato 24 maggio – Viale Fulvio Testi, Milano, Sesto San Giovanni

Kiabi, brand francese con 18 punti vendita in Italia.

Vetrina
Dalla strada è ben visibile l’insegna Kiabi con il pay off “La moda a piccoli prezzi”. Il negozio, che condivide la struttura con un outlet dell’arredamento, non ha vetrina, e la porta scorrevole di accesso riporta gli orari di esercizio. L’ubicazione del negozio nella zona periferica milanese dedicata alle grandi superfici di vendita e l’ingresso estremamente semplice rendono l’idea di un’offerta accessibile a tutti.
Voto 2

Layout
L’arredo del locale è semplice: il pavimento è in laminato di colore chiaro, il mobilio in ferro e legno bianco. Le esposizioni sono a parete, a scaffale, su tavoli disposti a isola o in espositori cartonati self standing per una selezione di prodotti, come i costumi da bagno. Subito a destra dell’ingresso trova spazio il settore beauty, che include trucchi e set manicure; l’esposizione prosegue con un limitato assortimento di sacchetti regalo e con l’abbigliamento. La struttura del locale rettangolare è divisa in due: l’ala destra è dedicata all’offerta donna e uomo, quella sinistra ospita il reparto bambino. Gli accessori si trovano vicino all’ingresso.
Voto 3

Atmosfera e popolazione
Al momento della visita c’è una buona affluenza al locale, stranieri e italiani, in genere famiglie. La musica diffusa, quella pop trasmessa attualmente dalle principali frequenze radio, viene periodicamente interrotta dalla voce di un addetto che comunica i servizi e la mission del brand.
Voto 3

Ergonomia
Il passaggio nel negozio viene garantito da un corridoio principale che dà accesso alle sezioni dell’abbigliamento casual, elegante, sportivo, da notte, premaman, alla gamma taglie forti (50 – 64), agli accessori e sul retro alle diverse fasce di età del prodotto bambino. La disposizione degli scaffali e dei mobili a isola o a parete è troppo ravvicinata per agevolare il traffico.
Voto 2

Esposizione della merce
Il criterio di esposizione della merce segue il più diffuso, quindi i corner raggruppano prodotti abbinati – dalla maglietta, alla gonna, alla borsa, alle scarpe – che definiscono un preciso look, in alternativa le isole espositive o gli appesi a parete si concentrano su un unico articolo –  ad esempio le scarpe -. Il parametro è anche quello del prezzo. La merce durante la visita non viene riordinata dall’addetto e il risultato è un’immagine caotica.
Voto 2

Competenza del personale
Il personale scarseggia, riesco ad intercettare tre addetti che indossano una maglietta in tinta unita con il nome del marchio. In cassa vengo servita dalla coordinatrice, efficiente, che mi chiede il mio codice di avviamento postale. Stupita, le chiedo il motivo della sua richiesta e mi risponde che stanno svolgendo una statistica: probabilmente vogliono incrementare la capillarità sul territorio!
Voto 3

Comunicazione
La comunicazione all’interno del negozio è essenziale, non esistono né segnaletica che ne contrassegni le zone nè immagini evocative. Gli unici messaggi ripetuti sono il claim del brand “Kiabi colora la vita”, colorato con toni fluo e utilizzato per l’attuale campagna pubblicitaria, e i prezzi che delimitano l’offerta, scritti in nero su sfondo bianco: in questo modo il cliente Kiabi sa che può trovare articoli trendy a prezzi “piccoli” (le canotte in tinta unita costano 1,99 euro e i jeans 9,90). Vicino alle casse è esposto un cartello non tradotto dal francese che contrassegna la precedenza per donne incinta e disabili.
Voto 2

Servizio al cliente
Il cliente può acquistare online 24 ore su 24 e, nel caso la spesa superi la soglia di 15 euro, può farsi consegnare la merce nel negozio più vicino. Sono disponibili gift card e carta fedeltà, con cui è possibile aprire gratuitamente la lista nascita. 
Voto 3
 

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