Novembre 2016. Le birre stanno prendendo sempre più piede nella GDO. A giudizio di RetailWatch (noi però beviamo esclusivamente vino fermo) andrebbero valorizzate e esposte il logica di servizio. Soprattutto quando le si introduce in forma massiva o cambia, in termini di peso, l’esposizione.
Guardate il caso, allora, di Whole Food a Brooklyn, New York.
Dove inizia l’esposizione
L’esposizione delle birre comincia dall’ingresso, magari sotto forma promozionale.
Pochi prodotti, in questo caso 3, di cui 2 locali, esposte nei cluster da 6, con altri prodotti complementari, ad esempio le patatine. Dove trovare il tutto? Al primo livello, scritto in caratteri cubitali. Molto chiaro.
Il ruolo della refrigerazione
Entriamo allora nell’area di vendita e rechiamoci nel reparto delle birre.
Oltre allo scaffale classico ecco una grande parete refrigerata. Poco prima alcune, 2 o tre, referenze in promozione ben massificate, offerte in cluster o in scatola.
La vetrina refrigerata ha una potenza straordinaria, divisa nelle diverse sottocategorie, fra le quali spiccano quelle di produzione locale, trend ormai consolidato.
Al livello base la vendita è per casse, ma probabilmente serve anche come piccola riserva.
Interessanti le variabili di comunicazione.
Da notare che non ci sono scaffali aggettanti, nemmeno uno. I focus merceologici sono affidati ad alcuni formati, ne abbiamo contati 4, di comunicazione, sufficienti a spiegare il perché della evdienziazione.
Appena girato lo scaffale non refrigerato è stato allestito un banco di assaggio. Ha una list che cambia ogni 15 giorni. Diverse le promozioni per cluster, sulla sinistra, e di prodotti complementari, come il cioccolato.
Bella case history, non è vero?
La passione di Whole Food per le birre
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La passione di Whole Food per le birre