La plastica è un problema grave. Il retail italiano non se ne sta occupando
Giugno 2018. Mario Gasbarrino, Ad di U2-Unes/Finiper l’8 giugno scorso ha twittato:
“Allarme Mediterraneo soffocato dalla #plastica: non si può restare a guardare! @U2supermercato dopo #AcquaSenzaFardello lancia #GreenOasisGO, detergenti x la casa con #PlasticaDiSecondaVita e materie prime vegetali #biodegradabili @WWFitalia @Legambiente #sostenibilità”.
Beh, è un grido di allarme, e la volontà di far qualcosa di diverso dal passato. Sui progetti di U2 abbiamo scritto più volte.
Siamo andati a vedere nei siti aziendali cosa stanno facendo alcuni retailer internazionali per capire se effettivamente c’è una strada che anche il retail italiano può imboccare anche se per il momento dorme sonni tranquilli, tranne U2-Unes e Coop e Esselunga (ad esempio con l’uso del MaterB).
Ecco i risultati della Gran Bretagna (MDD sta per marche del distributore):
Ci fermiamo qui perché le dichiarazioni in altri paesi dei retailer si assomigliano tutte.
Dei retailer italiani abbiamo detto. Manca uno sforzo corale delle organizzazioni
(Federdistribuzione, pubblica un bilancio di sostenibilità delle associate, ma non c’è
traccia di tutto questo, tranne uno stringatissimo programma di riutilizzo degli imballi,
senza specificare di cosa si tratta), di ADM (nessun accenno al problema), e,
lasciatecelo dire, anche di molti retailer.
La plastica ci sta invadendo. Per favore, cari retailer (e anche e-tailer, Amazon in
testa), volete occuparvi della plastica?