La sostenibilità e il prodotto. Il caso della chimica e Conai-Assocasa

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La sostenibilità e il prodotto. Il caso della chimica e Conai-Assocasa

Novembre 2017. La promozione nel tessuto produttivo di una cultura orientata al rispetto dell’ambiente è uno degli obiettivi più rilevanti di Conai, previsto dalla legge Ronchi (art. 179 D.Lgs. 152/2006 e s.m.). Tale obiettivo è stato perseguito nel corso degli anni supportando le imprese nel promuovere interventi volti a ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi e favorendo la sostenibilità degli stessi lungo l’intero ciclo di vita, dall’estrazione delle materie prime al fine vita.
L’attività di prevenzione non si limita pertanto solo al contenimento della quantità di imballaggi utilizzate, ma è relativa a tutti gli interventi che possono migliorarne l’impatto ambientale – dall’uso più razionale dei materiali nella fase di progettazione dell’imballaggio stesso, all’impiego di materie riciclate, all’ottimizzazione dei trasporti, etc. – al fine di accrescere e rafforzare la coscienza ambientale di tutti gli attori della filiera degli imballaggi – dal produttore al consumatore finale – promuovendo l’adozione di un approccio “dalla culla alla culla”, in grado di generare un circuito virtuoso potenzialmente infinito, realizzando concretamente l’economia circolare.
 
L’indagine di Prometeia per Conai e Assocasa
La collaborazione tra Prometeia, Conai e Federchimica-Assocasa è nata per identificare e qualificare, attraverso un’indagine condotta presso le imprese associate Assocasa, le azioni di prevenzione adottate dal comparto della detergenza domestica e professionale, uno dei settori
più attenti all’aspetto della prevenzione.
L’indagine è stata condotta con l’ausilio di un questionario quali-quantitativo, volto a identificare le principali azioni di prevenzione adottate dalle imprese, declinate per le leve CONAI (interventi finalizzati alla riduzione dell’impatto ambientale degli imballaggi) e per le 4 fasi di vita dell’imballaggio (progettazione, produzione, confezionamento, logistica).
In questo documento sono presentati i principali risultati emersi con l’indagine.
 
Le azioni di prevenzione delle aziende italiane di detergenza
Nell’ultimo decennio, le azioni di prevenzione sugli imballaggi nel settore della detergenza hanno coinvolto principalmente le fasi di progettazione e di logistica in entrata/uscita dell’imballaggio. In queste due fasi si concentrano infatti le azioni di prevenzione più rilevanti messe in campo dale aziende.
Non è un caso che queste due fasi si trovino appaiate in testa al ranking dell’indice di intensità della azioni di prevenzione (indicatore che misura la propensione delle imprese a svolgere determinate azioni di prevenzione) data la stretta correlazione che contraddistingue molte leve utilizzate dale imprese all’interno di queste fasi.
Entrando nel dettaglio delle singole azioni di prevenzione delle aziende della detergenza in fase di progettazione del packaging, gli sforzi delle imprese nel corso degli anni hanno avuto come obiettivo principale il contenimento del consumo di materie prime impiegate nella realizzazione dell’imballaggio.
Tale obiettivo è stato perseguito prevalentemente tramite la riduzione del peso del sistema d’imballo (a parità di prodotto confezionato e di prestazioni) e mediante l’eliminazione di alcune component dell’imballaggio stesso.
La riduzione del peso dell’imballaggio è stata ottenuta dalle imprese della detergenza con una pluralità di azioni (spesso congiunte e/o correlate tra loro), che hanno riguardato non solo il sistema d’imballo, ma si sono estese anche alla formulazione stessa del prodotto, anzi spesso sono partite da un ripensamento complessivo prodotto-contenitore.
Un caso emblematico è quello relativo al detergente liquido per bucato in lavatrice che rappresenta circa un terzo delle vendite nel segmento dei detergenti sul mercato italiano. La concentrazione del prodotto – che ha permesso di effettuare lo stesso numero di lavaggi con una quantità assai inferiore di prodotto – ha infatti costituito un importante punto di svolta, in grado di avviare un virtuoso processo di riprogettazione del packaging e dei sistemi di confezionamento e logistici, con notevole risparmio in termini di utilizzo di materiale per gli imballaggi.
 
La diminuzione del peso del prodotto e dela packaging
Alla concentrazione del prodotto sono legate importanti azioni volte a ridurre il peso del packaging: in particolare il detergente concentrato consente l’utilizzo di un imballaggio primario più piccolo che a sua volta determina minori quantità di imballaggio secondario/terziario.
Fuori dal perimetro delle azioni di prevenzione finalizzate alla riduzione del peso, particolare attenzione è stata posta anche all’utilizzo di materiale riciclato, soprattutto mediante la sostituzione, in tutto o in parte, della plastica vergine del flacone con materiale plastico da riciclo.
Declinando i risultati dell’analisi per classe dimensionale delle imprese, emerge come le azioni di prevenzione finalizzate alla riduzione del peso abbiano riguardato in egual misura tanto le aziende di grandi dimensioni (spesso multinazionali) quanto le piccole e medie imprese. Nell’ambito della progettazione, differenze significative tra imprese di diverse dimensioni sono emerse soprattutto nella propensione a modificare il design del contenitore e a ridurre il peso dell’imballaggio secondario/terziario, azioni messe in campo con maggior frequenza dalla grandi imprese.
La sostituzione del materiale d’imballo (con materiale della stessa famiglia o di famiglia diversa) risulta invece una leva privilegiata dalle piccole e medie imprese, probabilmente in ragione della minore complessità (e onerosità) che caratterizza tale leva rispetto alla modifica della forma del contenitore e alla riduzione del peso dell’imballaggio secondario/terziario. Per contro l’utilizzo di materiale riciclato ha coinvolto in misura maggiore le imprese di grandi dimensioni, sebbene
anche una Pmi su due del comparto sia ricorsa a questa leva di prevenzione. Da sottolineare come l’utilizzo di materiale riciclato abbia coinvolto in misura significativa anche gli imballaggi secondari/terziari: in molte aziende della detergenza la quota di imballaggi secondari/terziari prodotti con materiale riciclato è superiore al 90%.
 
L’impatto sulla logistica
La concentrazione del prodotto ha avuto un impatto rilevante anche in altre fasi del ciclo di vita del packaging e in particolare nella fase di logistica in entrata/uscita dell’imballaggio. Si spiega così la stretta correlazione che lega le fasi di progettazione e logistica e la loro rilevanza in termini di azioni di prevenzione messe in campo dalle imprese.
L’impatto più rilevante è riscontrabile soprattutto in fase di logistica in uscita. La concentrazione del prodotto ha consentito, infatti, la modifica del design del packaging e di conseguenza l’ottimizzazione della disposizione dei prodotti sul pallet. A ciò si è aggiunta, ovviamente, la possibilità di trasportare un numero maggiore di prodotti e di aumentare il numero degli strati sul pallet.
Altrettanto rilevanti le leve di prevenzione utilizzate dalle imprese della detergenza in fase di logistica in entrata del prodotto imballato. In questo settore tale leva si concretizza sostanzialmente nell’utilizzo di cisterne riutilizzabili, attività che coinvolge ormai la quasi totalità delle imprese del settore.
Trasversale alle due fasi (entrata e uscita) risulta invece la sostituzione del parco pallet (totale o parziale) a perdere con uno a rendere o a noleggio, azione che ha coinvolto la maggior parte delle imprese del settore.
Declinando l’analisi per classe dimensionale d’impresa, l’indice di intensità delle azioni di prevenzione segnala una maggiore propensione delle aziende più grandi nell’implementare azioni relative alla logistica in uscita. Tuttavia la logistica risulta cruciale anche per le Pmi che mostrano
mediamente un punteggio più elevato su questo aspetto rispetto a quello relativo alle azioni di prevenzione relative alla progettazione del packaging.
In sintesi l’analisi per classe dimensionale ha messo in luce una tendenza delle aziende più piccolo a spingere maggiormente sulle azioni legate alla logistica, a fronte di un’attenzione dei top player a operare sia in fase di progettazione, sia in fase di logistica in entrata/uscita degli imballaggi.
 
Cos’hanno fatto le grandi imprese e le PMI
Sebbene relativamente meno impattanti rispetto a quelle riferite alla progettazione e alla logistica, le azioni di prevenzione in fase di confezionamento hanno riguardato un numero significativo di imprese del settore (sia grandi che Pmi).
In particolare, le imprese hanno implementato processi di confezionamento innovativi, al fine di ottimizzare la fase di riempimento e di ridurre in misura significativa gli scarti dell’imballaggio. Tali attività hanno richiesto un rinnovo e/o un aggiornamento continuo del parco macchine, oltre a un miglioramento nella gestione dell’attività di manutenzione.
In coda nel ranking delle fasi più rilevanti per la prevenzione si colloca la produzione degli imballaggi. Produzione che avviene solo in pochi casi all’interno delle aziende.
Data la propensione ad acquistare imballaggi dai produttori di packaging, la collaborazione con I fornitori gioca un ruolo rilevante per mettere in campo azioni di prevenzione sia in fase di progettazione che in fase di produzione degli imballaggi.
La progettazione del packaging è effettuata definendo coi fornitori le specifiche tecniche e i parametric critici – stabiliti nel minimo dettaglio e facilmente misurabili – da considerare nella realizzazione
dell’imballo. Nelle aziende più strutturate la definizione delle specifiche tecniche dell’imballaggio con i fornitori coinvolge diverse aree aziendali (in genere Produzione, Marketing e R&D). Si sottolinea come la collaborazione con i fornitori sia fondamentale non solo per ciò che riguarda
l’imballaggio primario, ma anche gli imballaggi secondari e terziari. E’, ad esempio, abbastanza frequente una stretta collaborazione con i fornitori di scatole volta a definire la composizione delle carte e sviluppare il disegno della pallettizzazione.
 
Le risposte delle aziende
I risultati evidenziano la forte attenzione delle imprese della detergenza domestica e professionale alle azioni di prevenzione sugli imballaggi.
Declinando i risultati dell’analisi in termini di leve Conai emerge chiaramente come tale sforzo si sia focalizzato prevalentemente sul risparmio di materia prima, con la concentrazione del prodotto che ha portato a una conseguente riduzione del peso dell’imballaggio, e sull’ottimizzazione della fase logistica. Grande attenzione è stata rivolta anche al tema del riutilizzo, in particolare nella fase logistica, mediante il ricorso a cisterne riutilizzabili per gli ingredienti in entrata e alla sostituzione totale o parziale del parco pallet a perdere con uno a rendere e/o a noleggio.
Ma quali di queste azioni hanno avuto il maggiore impatto a livello ambientale? E che conseguenze hanno avuto sulla performance delle imprese? Abbiamo posto questi quesiti alle aziende con una apposita sezione del questionario.
Pur con intensità differente, tutte le aziende identificano nella progettazione e nella logistica le fasi in cui si concentrano le azioni a maggiore impatto ambientale, confermando in sostanza quanto emerso dall’analisi. In particolare, quasi tutte le imprese individuano nella concentrazione del prodotto l’elemento di rottura, che ha favorito l’attuazione di un processo di prevenzione a 360° che, partendo dalla ridefinizione del prodotto da imballare stesso, si è mostrato assai virtuoso in termini d’impatto ambientale.
L’attenzione a questi aspetti ha peraltro impattato positivamente non solo sulla sostenibilità ambientale dei processi aziendali, ma anche su aspetti di marketing e di riduzione dei costi, rivelandosi una leva strategica per incrementare la marginalità delle vendite.
 
Il risparmio ambientale e la sostenibilità
L’opinione delle aziende del campione ha fornito sicuramente degli spunti interessanti per una valutazione qualitativa sull’impatto delle azioni di prevenzione in termini di risparmio ambientale.
Al fine di quantificare l’impatto delle azioni di prevenzione in termini di risparmio ambientale è stata effettuata una simulazione sull’effetto della concentrazione del prodotto in uno dei segmenti di mercato più rilevanti per il settore della detergenza domestica: i liquidi per il bucato in lavatrice.
In particolare, è stato stimato il risparmio in termini di imballaggi in plastica e carta, realizzato grazie al passaggio dal flacone «tipo» di detersivo liquido per lavatrice utilizzato a metà anni ’90 e quello impiegato nel 2016. In base ai dati messi a disposizione da Conai, il flacone in plastica attuale pesa in media 44,4 grammi in meno rispetto al 1995 (-40 gr il flacone, -4 gr il tappo, -0,4 il film), cui si aggiungono i 53,8 grammi in meno della scatola e dell’interfalda in carta.
A partire dai dati Nielsen relativi alle vendite sul mercato interno, si è stimato in 191 milioni il numero di flaconi di detersivo liquido per lavatrice immessi al consumo nel corso del 2016. Moltiplicando per la riduzione di peso degli attuali flaconi rispetto al modello utilizzato a metà anni ’90 (in seguito modello ‘’old’’) si ottiene un risparmio assai rilevante: pari a circa 8.500 tonnellate di plastica e 10.300 tonnellate di carta non immesse al consumo ogni anno, considerando i livelli del mercato italiano del 2016.
Attualmente la ricerca e sviluppo delle imprese del comparto punta a ottenere un’ulteriore concentrazione del prodotto, tale da ridurre l’impiego per dose dagli attuali 65 ml a 50 ml nei prossimi anni. Ipotizzando un valore del mercato sui livelli del 2016, l’upgrade nel processo di concentrazione dovrebbe consentire un ulteriore risparmio di plastica e carta per imballo nell’ordine rispettivamente di 3.000 e 3.700 tonnellate di immesso al consumo all’anno.

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