La tecnica ha scavalcato l’uomo e cambia il mondo. La tesi di Umberto Galimberti

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La tecnica ha scavalcato l’uomo e cambia il mondo. La tesi di Umberto Galimberti

Settembre 2018. Dice il filosofo Umberto Galimberti che la tecnica non è più nelle mani dell’uomo ma degli apparati tecnici. Lo era fino ai primi del Novecento, ma adesso non è più così. La tecnica è diventata il soggetto della storia e l’uomo è diventato il funzionario di apparati tecnici.
 
La tecnica poteva in passato essere interpretata come l’essenza dell’uomo, perché l’uomo non ha istinti, l’istinto è una risposta rigida a uno stimolo. Proprio perché non ha istinti, l’uomo non è un animale ragionevole, ma ha bisogno di una educazione di lungo periodo, ormai più o meno di trent’anni. Non ha istinti e ha dovuto inventare le istituzioni che contengono le sue pulsioni, non è armonico nella natura. Si sente libero proprio perché non ha istinti.
 
Per i greci la tecnica è un’ausilio, è più debole della natura che è ancorata alle sue leggi millenarie. La tecnica è dominio. Friedrich Hegel nel 1776 commentando Adam Smith in un libro di logica, ha sostenuto che la ricchezza delle nazioni è nel possesso dei beni, invece che degli strumenti. Ma i beni si consumano mentre gli strumenti producono beni.
 
La produzione di quantità, dice ancora Hegel, influenza la qualità. E su questo va posta molta attenzione.
 
Karl Marx diceva che il denaro non è un mezzo ma un fine. Il comunismo è crollato perché la tecnica è diventata un sogno, non un mezzo.
 
Il vero luogo delle decisioni
La politica è stata codificata da Platone insieme all’economia ma oggi ha perso la centralità come luogo delle decisioni, che aveva un tempo. Infatti la politica per prendere delle decisioni guarda all’economia. E l’economia come fa a decidere i suoi investimenti? Guarda alle risorse tecnologiche, quindi il luogo delle decisioni è diventato la tecnica.
 
La tecnica però è a-finalizzata, non ha scopo, non dischiude scenari di senso, la tecnica funziona e basta. Lo scienziato non ha uno scopo, si ferma a verificare i meccanismi della tecnica. Mette al bando la democrazia e il concetto di condivisione. Nella tecnica se si bloccano pochi particolari, si blocca l’intero sistema. Se i controllori della torre di controllo di un aeroporto fanno sciopero, tutto il traffico aereo ne risente.
 
I modelli dell’etica
Nei secoli abbiamo avuto tre modelli di etica.
1. L’etica cristiana si fonda sull’etica delle intenzioni, ma queste non servono a niente nell’età della tecnica.
2. L’uomo va trattato sempre come un fine, mai come un mezzo. Emanuel Kant diceva  che la morale funziona se è di tutti, se è condivisa. Nella sua epoca questo andava bene; oggi, nell’epoca della tecnica, non più. La nostra etica non mette la natura come suo fine. La nostra etica risolve i conflitti fra gli umani, non quelli fra l’uomo e la natura.
3. L’etica delle responsabilibità di Max Weber: tu rispondi delle tue azioni e dei suoi effetti, finchè gli effetti sono prevedibili, la tecnica questo non se lo pone perché il suo scopo è di produrre effetti imprevedibili.
 
La tecnica si fonda su procedure a-finalizzate.
 
La tecnica è una struttura razionale feroce, adatta a comportamenti irrazionali. Tu sei bravo o cattivo per come fai il lavoro, non perché lo fai. Il COME è decisivo, non il contenuto del lavoro, quest’ultimo lo decide l’apparato da cui discende la supremazia dell’età della tecnica.
 
Non disponiamo di un pensiero alternativo al calcolo economico e tecnico. La tecnica non è nelle mani dell’uomo, perché questi non ha istinti, esegue. E noi non siamo preparati a questa radicale trasformazione del mondo.
 
Il fare ha scavalcato il prevedere e la tecnica ha modificato il tempo, lo spazio, il corpo, l’intelligenza divergente. È cambiata la patologia: la sofferenza che una volta era una colpa, è oggi determinata dal senso dell’inadeguatezza.
 
Fonte: Linkontro Nielsen 2018
 
 

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