Le api muoiono. Che miele state usando per le PL?

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Le api muoiono. Che miele state usando per le PL?

Ottobre 2014. Aiuto le api muoiono potete fermarvi un momento? Un vasetto di miele italiano di qualità ha un prezzo che varia dagli 8 ai 15 euro al kg. Sul mercato ci sono tre tipi di prodotto, che corrispondono a tre segmenti di mercato:

. il miele prodotto dai piccoli produttori che operano sulla filiera distributiva corta, alta qualità, alto prezzo

. il miele dei confezionatori che ritirano il miele dai produttori e si muovono nella grande distribuzione, prezzo medio; si salva qualche insegna illuminata che sa cosa vuol dire miele

. il miele dei consorzi che si occupano della fascia bassa e che vendono solo miele extracomunitario, in genere argentino, ungherese, cinese e canadese, difficile chiamarlo miele visto il mix, gli scaffali della gd ne sono pieni, soprattutto nella marca del distributore.

Il problema del prodotto di fascia bassa è igienico-sanitario: il miele sta per un mese sulle navi, dove non avviene il controllo delle temperature (temperature alte fanno deteriorare il prodotto) e deve essere successivamente pastorizzato (con la pastorizzazione si perdono le caratteristiche curative).

Il miele cinese in Italia non può essere venduto ma, in Spagna sì: basta che la Spagna importi il prodotto cinese e, che poi, questo rientri in Italia come miele spagnolo per essere disponibile sugli scaffali italiani. Gli apicoltori italiani coprono solo il 50% del fabbisogno nazionale (il consumo pro capite italiano è pari a circa 400 g a persona). Il 50% che non viene coperto dai produttori nazionali, viene coperto dai produttori esteri e, in genere, è diretto all'industria dolciaria e cosmetica.

Ma c'è di più, come racconta questo nuona situazione.

Una riduzione del 60% di prodotto
Le associazioni nazionali di apicoltori, Conapi e Unaapi, insieme a Legacoop Agroalimentare, lanciano “allarme rosso” insetticidi e agrofarmaci: “Alle Istituzioni Nazionali e Comunitarie chiediamo di assumere, tempestivamente, misure adeguate ed efficaci”.

Da Nord a Sud Italia preoccupanti casi di grave avvelenamento di interi apiari. Oltre 60 le segnalazioni ufficiali. Ad acuire la situazione il fattore clima: si stima una flessione della quantità del 50-60% per il miele di acacia e castagno, ma anche per  quello di agrumi e mille fiori le produzioni non sono andate meglio. Conseguenti aumenti di prezzi in acquisto tra il 20 e il 30%.

È di nuovo allarme rosso per l'apicoltura. Dopo qualche anno di tregua, nel corso dell'ultima primavera il fenomeno della moria delle api è tornato a colpire pesantemente gli alveari italiani da Nord a Sud, con diffusi casi di spopolamenti e collassi registrati a macchia di leopardo in numerose regioni. Sono oltre 60 le segnalazioni ufficiali pervenute alla rete ”Spia” del progetto Beenet solo tra marzo e maggio, in sospetta concomitanza alla semina di mais e ai trattamenti di fruttiferi e vite, di cereali e ornamentali.

Sostenete il miele italiano
Una situazione grave e acuta, che sembra ripercorrere quanto successo nella primavera 2008 quando i casi di moria portarono all'attivazione del progetto di ricerca Apenet che, a seguito di monitoraggio in campo e indagini scientifiche, aveva determinato la sospensione delle registrazioni di alcuni tra gli insetticidi più utilizzati (i neonicotinoidi imidacloprid, clothianidin e thiametoxam più il fiproni), dapprima in Italia e poi in tutta Europa. In alcuni casi, indagini tempestive avevano potuto identificare nei campioni di api morte la presenza di residui di agro farmaci.

Purtroppo anche quest'anno si è accertato che le cause delle morie di api non sono di tipo veterinario. Per questo, le principali associazioni nazionali di apicoltori – Conapi e Unaapi – con il supporto di Legacoop Agroalimentare, hanno organizzato una conferenza stampa al fine di richiamare l'attenzione delle istituzioni nei confronti di alcune pratiche agronomiche scorrette e talvolta non in linea con le normative vigenti.

Un anno anomalo
Cosa è successo dunque di diverso nella primavera 2014 rispetto ai quattro anni precedenti? Il clima mite invernale ha favorito le infestazioni di insetti nocivi spingendo gli agricoltori a intensificare i trattamenti anche in colture solitamente non trattate, come i cereali vernini. I controlli, dopo anni di relativa tranquillità per gli apicoltori, possono non essere stati così stringenti. In più, alcune recenti autorizzazioni di nuovi preparati e/o alcune pratiche fitosanitarie  si sono rivelate impattanti in modo inaccettabile su api e altri impollinatori.  Nel caso delle mortalità registrate in concomitanza con la semina del mais, si è potuta verificare  la pressoché totale carenza di misure precauzionali per la riduzione del danno, come l'utilizzo di deflettori o filtri sulle seminatrici. Nel caso delle mortalità registrate in concomitanza con le fioriture di fruttiferi e di colture vivaistiche, è  sottoaccusa il mancato rispetto del divieto di uso dei neonicotinoidi e di altri insetticidi in prefioritura, come imposto dalla normativa europea.

 

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