Walmart, Kroger e Albertson snelliscono le proprie sedi in nome di efficienza, produttività e semplificazione. È la strada giusta per competere nel mercato odierno? Quali sono, invece, le prospettive per l’Italia?
Kroger taglia circa 200 posti di lavoro nei propri uffici di Cincinnati, Ohio. Quando interpellata a riguardo, l’azienda cita il miglioramento dell’efficienza come causa di tale scelta. Alcune delle parole utilizzate sono: “Nell’ottica di continuare a garantire prodotti freschi e accessibili ai nostri clienti, ci stiamo focalizzando sulle priorità chiave che supportino la nostra strategia per il go to market“.
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Anche Albertsons, allo stesso tempo, sta riducendo lo staff di sede di Safeway, sua nota insegna, in California. Si parla di 156 unità. Loro, invece, citano il fatto che nel mercato odierno non è possibile rimanere fermi. Bisogna, invece, ricalibrare le risorse aziendali costantemente per competere in uno scenario che cambia rapidamente.
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In particolare, Albertsons segnala di essere alla ricerca di nuovi modi per aumentare la produttività ed investire sulla crescita. Dopo anni di sforzi impiegati proprio in tal senso, però, ammettono di aver concentrato recentemente l’attenzione sulle spese generali ed amministrative, con l’obiettivo di ridurle.
Chi però riduce maggiormente il personale di sede è Walmart, il leader della GDO americana, che si separa da ben 431 suoi collaboratori, tutti impiegati presso gli uffici di Hoboken, New Jersey. A quanto sembra, comunque, ad alcuni di essi è stata offerta l’opzione di rimanere in azienda in un modo o nell’altro, magari cambiando sede di lavoro.
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In questo caso si cita lo sforzo di “semplificare il modo in cui si lavora”, eliminando a tal fine le funzioni che, evidentemente, non agevolano il processo.
Il caso di Walmart è sicuramente interessante perché, se da un lato riducono la dimensione della sede, dall’altro aumentano, invece, la paga degli area manager più performanti, garantendo anche dei bonus economicamente rilevanti.
Perché questi tagli?
I margini e i profitti della GDO sono sotto stress anche nel grande mercato a stelle e strisce, soprattutto per quelle strutture come Walmart che, contando su store all’interno dei quali il no food pesa ancora molto, sono in concorrenza diretta con Amazon.
Alle ingerenze dell’eCommerce, poi, si aggiungono anche l’inflazione che incide negativamente sulla capacità di spesa dei consumatori e l’incessante sviluppo di format discount che, negli USA, stanno incrementando la propria presenza. Qui parliamo nello specifico di Aldi e Lidl, due aziende che hanno portato il modello discount tedesco anche nel nuovo continente.
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La soluzione che hanno trovato alcune catene GDO americane per mantenere competitività e quote di mercato è quella di snellire lo staff di sede ed investire, invece, sui prezzi e, più in generale, sui sistemi di fidelizzazione.
È una scelta vincente?
Storicamente, il rapporto tra sede e negozi ha sempre generato delle frizioni. Chi presidia lo store, infatti, spesso considera gli impiegati di sede dei burocrati che si occupano solo di caricare le periferie di lavoro inerente procedure e processi poco utili al fine di creare valore aggiunto per l’impresa. Si può dire, infatti, che in alcuni casi si crei una vera e propria conflittualità tra gli store e gli uffici centrali.
Ovviamente, non è sempre così ma possiamo tranquillamente affermare che tra gli obiettivi di molte strutture ci sia anche quello di migliorare le sinergie tra sede e punti vendita al fine di risolvere i diverbi e remare tutti nella medesima direzione.
È opportuno fare questa premessa per comprendere che laddove il ruolo della sede sia quello di fare da volano per la crescita dell’impresa, rinunciando a diventare un centro di burocrazia fine a se stessa, tagliare posti di lavoro risulta estremamente controproducente.
I compiti principali di un headquarter GDO si può dire siano i seguenti. L’ordine è casuale e non correlato ad un criterio di priorità:
- Fungere da efficiente BackOffice per la rete vendita al fine di risolvere i problemi che diminuiscono la capacità dell’impresa di fornire ai clienti un buon livello di servizio.
- Elaborare una politica commerciale adatta per ottenere i risultati commerciali migliori nei territori in cui si opera.
- Gestire efficacemente tutte le attività di cui beneficia l’intero gruppo come, a solo titolo di esempio, acquisti, logistica, marketing, amministrazione, sviluppo, controllo di gestione e sistemi informativi.
- Assicurarsi di condividere sempre il successo locale, facendolo diventare globale. In altre parole, se un qualcosa di virtuoso accade in un punto vendita lo si può trasferire ad altri per incrementare le performance del gruppo.
Kroger, Albertsons e Walmart sono tutte aziende di enorme stazza che continuano a fare sviluppo e che, dunque, necessitano di persone qualificate per governare tale espansione. In uno scenario del genere, risulta difficile credere che tagliare qualche posto di lavoro negli headquarter possa effettivamente incidere al punto da rendere tutta l’organizzazione più profittevole ed efficiente.
È molto più probabile, invece, che nella guerra commerciale in atto, inasprita dalle condizioni avverse del mercato già citate, si cerchi di competere anche avviando progetti specifici i quali richiedono team con competenze altrettanto peculiari. Quando tali progetti si rivelano poco performanti, i team vengono liquidati con essi e si torna alle basi, ripartendo dal negozio. È per questo che, ad esempio, Walmart da un lato licenzia e dall’altro incrementa gli stipendi degli area manager.
In RetailWatch continueremo a monitorare quanto accade negli USA per commentarne i risultati e verificare se si possono trovare, in parte, delle correlazioni con lo scenario retail del nostro Paese.
E in Italia?
Come abbiamo scritto in un articolo di dicembre, in Italia stiamo assistendo da tempo ad una concentrazione del mercato GDO. L’operazione nazionale che ha avuto più risalto in tal senso è sicuramente quella che ha visto Conad acquisire la rete vendita di Auchan Italia nel 2018 ma, da allora, di compravendite ce ne sono state, da Nord a Sud.
Aziende come Tosano, il gruppo romano GROS, Multicedi e Magazzini Gabrielli, solo per citarne alcune, sono cresciute anche attraverso il volano delle acquisizioni, incrementando la propria quota di mercato nelle regioni di riferimento.
Logicamente, le operazioni di acquisizione d’impresa possono generare delle ottimizzazioni di struttura che prevedono l’alleggerimento delle sedi in termini di personale. In tutto ciò, però, bisogna stare attenti a separarsi da professionisti di lungo corso che, se intercettati dalla concorrenza, possono portare presso i competitor un notevole valore aggiunto.
Anche in questo caso, continueremo a riportare gli elementi salienti che caratterizzano le acquisizioni atte a concentrare le quote di mercato regionali e nazionali.