Lidl, il classico dei discount, anche se grida…
Ottobre 2012. Lidl, almeno per noi italiani, è stato il primo discount, quello che ci ha insegnato cosa fosse un discount, quale fosse l’experience all’interno del punto vendita, e quale fosse il linguaggio di marca. In poche parole, è stato Lidl ad abituarci a cassette, colori forti e distonici, marche sconosciute. Poi altre insegne discount hanno aperte e per loro l’esercizio è sempre stato quello di trovare un punto di differenza rispetto all’archetipo. Bene, Lidl è ancora quell’archetipo, nel bene e nel male. Nel bene perché ha un mix di elementi consolidati e di successo. Nel male perché comincia a mancargli un balzo in avanti, un attimo di positivo stupore.
Il linguaggio è troppo urlato
Certo. L’offerta continua ad allargarsi inglobando nel mondo del low cost i viaggi, le foto, gli immobili, etc..la comunicazione si arricchisce dell’utilizzo delle piattaforme social o in alcuni Paesi di un App dedicata. Bene, segni tutti evolutivi di una marca che è in contatto con i suoi consumatori, come dimostrano anche le attività equo-solidali, o il mondo di consigli offerto ai consumatori. Ma la marca è rimasta immobile nel suo linguaggio, “flashato”, basico, urlato. Non sarebbe giunto il momento anche il classico dei discount di rivedere un po’ la sua immagine di marca rendendola più amichevole, meno dura ed estrema? Certo, il business system funziona benissimo comunque ma la generosità che ispira l’insegna potrebbe applicarsi anche il linguaggio, mettendoci dentro un pizzico in più.