Locke, una semplicità tonda tonda a 360
Autore: Giulio Rubinelli per la scheda del film, Luigi Rubinelli per gli abbinamenti food
«È stata una gioia ed una grande sfida realizzare Locke in una maniera totalmente nuova. Girato in real time, Locke è una novità: Hardy domina lo schermo da solo mentre la macchina da presa non stacca mai.»
(Steven Knight)
Tra le produzioni dell’ultimo triennio, questo film rientra sicuramente sotto ogni punto di vista tra i cinque migliori. Che soddisfazione, quale gioia e sollievo poter parlare senza paura di perfezione.
Ma andiamo per ordine. Ognuno ha le sue priorità e per me è il coraggio. È la prima caratteristica che cerco in un film. Il film bello per me è il film coraggioso. È quello che rimanendo essenziale riesce a intrattenere e a far sognare, ad essere un’opera d’arte, ma anche a mantenere la freschezza, l’equilibrio e uno spirito di libertà.
I parametri sono molti e coprirli tutti è un’impresa ardua, ma sicuramente “Locke” (USA/UK, 2013) è quanto di più vicino a quella tanto agognata rotondità e compiutezza cui mi sia mai capitato di assistere.
Steven Knight, qui sceneggiatore e direttore, quasi al suo esordio registico, è decennale sceneggiatore di successo (“Piccoli affari sporchi”, Stephen Frears/ 2002; “La promessa dell’assassino”, David Cronenberg/ 2007). Questa pellicola è la dimostrazione tangibile di come una buona idea e una sceneggiatura scritta bene facciano effettivamente il buon film.
Tom Hardy, poi, si lascia difficilmente commentare. Quella a cui ci invita è una lezione di recitazione cinematografica in piena regola. Sembra che abbia deciso di svuotare solo ora (“Bronson”, Nicolas Winding Refn/ 2008; “Inception”, Christopher Nolan/ 2010; “Warrior”, Gavin O’Connor/ 2011) il suo bagaglio di attore fino all’ultima briciola. E a contenerlo basta a fatica un SUV.
Le riprese del film sono durate solo otto notti consecutive, come ci dice Knight nelle parole riportate all’inizio, e sono avvenute in real time. Quanta bellezza già in fase produttiva. Product placement, un grandissimo attore e il gioco è fatto.
Ivan Locke è in macchina e si sta recando dal suo posto di lavoro (circa a un’ora e mezza di distanza) a Londra. È la vigilia dell’apice della sua carriera. Ivan è capocostruttore di un progetto che l’indomani vedrà la più grossa colata di calcestruzzo d’Europa invadere le fondamenta di un grattacielo. È a questo semplice, quanto essenziale, materiale che Locke ha dedicato la propria vita. Malleabile e freddo, diventa in breve tempo più duro della roccia. Già qui si vede la bravura in fase di scrittura. Il protagonista infatti è già minuziosamente descritto all’interno della materia prima del suo impiego. Perché allora sta fuggendo verso la City mentre proprio ora, più che mai, è richiesta la sua presenza in cantiere? Il nostro capocostruttore è un essere umano, non un eroe, e come tutti gli esseri umani ha commesso degli errori e stasera ha l’unica sua occasione di rimediarvi. Adesso o mai più. Oppure perderà tutto, ma non è sua intenzione, dovendo chiudere a tutti i costi un conto col passato.
Si potrebbe pensare che io abbia esagerato nell’incensare questo film. Ebbene sì, ho esagerato, ve lo concedo. Ma uscire dalla sala col sorriso, sentirsi sazi di bellezza è impagabile. Trovare finalmente un oggetto degno a questa maniera della propria ispirazione capita raramente e, per certi, il buon cinema è vitale. Quand’è così, Locke diventa quello che le tele di Fontana sono per l’artista: un taglio netto.
Ultima nota. Il film è stato vietato negli USA ai minori di 18 anni non accompagnati da adulti, per la presenza di linguaggio non adatto. Ho visto Locke in lingua originale e quando ho appreso questa notizia mi sono indignato. In un’era come quella in cui vivono i minori di oggi è ridicolo vietare film come questo. Primo motivo fra tutti che il linguaggio non è affatto volgare. Ho visto bambini assistere ai film più diseducativi e violenti mai prodotti. La televisione ci sbatte in faccia gente come Sgarbi, che si dice uomo di cultura, ma che in fondo è capace solo di vomitare insulti, provocazioni e strilli.
A voi stessi la libertà di giudicare. Ogni ragazzo sotto i 18 dovrebbe vedere Locke per capire cosa vuol dire nella vita assumersi le proprie responsabilità. Per assistere a una grande lezione di cinema, che poi è lo specchio di noi stessi. E in questo caso ci rende molto belli.
VELOCITA’: Novanta minuti tondi. È il suo bello. Scorrono che manco un trailer. Oso: questa è nouevelle cuisine.
TEMPERATURA: Vampate di calore per tutta la durata. Si vive secondo per secondo le angosce del protagonista, che sono le angosce dell’uomo qualunque e quindi, potenzialmente, di tutti noi.
QUALITA’: Luxury. Ricorda i barattolini della Illy, eleganti nella loro semplicità, racchiudono un aroma unico.
COLONNA SONORA: Essenziale e funzionale. Dickon Hinchliffe, ex Tindersticks. Mai invasiva, culla senza mai risultare didascalica.
DA VEDERE CON: La butto come provocazione al finto bigottismo yankee: con tutti, specialmente coi minori di 18 anni.
Gli abbinamenti food
Di Luigi Rubinelli
Vino: tondo tondo, dice il titolo e anche la velocità giudicata da Giulio. Anche se impegnativo, ma tondo tondo per essere un Nebbiolo suggerirei il Barbaresco. Lo so è di provenienza langarola e le genti di queste parti di tondo tondo hanno poco, ma il vino si. Non troppo tempo fa ho assaggiato di Montaribaldi il Palazzina, ampio e tondo tondo con finale lungo invidiabile.
Formaggio: stiamo sul classico e sul tondo tondo, Parmigiamo Reggiano e se non vi scandalizzate troppo andate sui 48 mesi di invecchiamento (come dice Giulio piacerà anche ai minori di 18 anni). Ne ho assaggiati diversi a Cibus 2014 e sono imbarazzato sul nome. Gran Moravia.
Cioccolato: il mio preferito, quello dal gusto riconoscibile in mezzo a mille altro, gusto rotondo, armonia tonda e prolungata, Lindt 70%. E se proprio volete indugiare, variate su quello al sale.