Marzo 2016. Nei grandi supermercati, negli ipermercati, nei centri commerciali le varie macchinette e forme per sfidare la sorte (e perdere immancabilmente) si vedono ormai ad occhi chiusi. Evidentemente rendono bene, una incidenza delle vendite del gioco passa alle insegne che la ospitano.
Potremmo buttarla sul patetico o sul moralistico: ma possibile che nessuno si pone il problema della ludopatia che avanza non solo negli strati deboli o poveri della popolazione.
La ludopatia è una malattia individuale e sociale. Lo Stato spende diversi milioni per curare le persone affette da ludopatia. Forse converrebbe che, visto che lo Stato siamo noi, chi può influire sui passaggi di un gran numero di persone rinunciasse a questi introiti. Non si può speculare sui malati e recriminare poi sullo Stato e la politica dei partiti, sulle licenze amministrative che non arrivano e quant’altro.
Provate a togliere i cubotti del gioco a self service e concentratevi sulle vendite del core business, suvvia. E non nascondetevi dietro al fatto che è il consumatore che chiede di giocare anche nei negozi della GDO.
Che vi costa?
Ma la ludopatia non interessa alla GDO? Questi sono malati gravi!
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Ma la ludopatia non interessa alla GDO? Questi sono malati gravi!