MilanoAD: vale l'ascolto, i particolari e la…
Novembre 2014. Come possono e su cosa colloquiare insieme il giornalista Beppe Severgnini, il deejay Linus, il professori Alessandro Rimassa (Ied) e il drammaturgo Jacopo Boschini? Ci ha provato l’agenzia di comunicazione MilanoAD dando alcune linee guida: social media (non tutti d’accordo, Linus li odia se comincia il social, Severgnini ama Twitter, gli altri sembrano indifferenti), smartphone (lo usano tutti e quattro ma in modo diverso), terzi schemi (li hanno introdotti tutti e quattro ma con modalità differenti). E cioè: come coinvolgere un ascoltatore che è sempre altrove (ad esempio sui social?). Esiste una nuova via all’empatia? Meno ascoltatori e più follower?
Abbiamo provato a prendere appunti.
Rimassa: in aula alle Ied ieri gli studenti erano passivi, oggi privilegiano l’interattività. I giovani hanno fatto dell’ascolto continuo un grimaldello per capire i bisogni, propri e di chi ascoltano e con questi condividono una relazione, con la R maiuscolo. La persona è rimessa al centro e la tecnologia favorisce la relazione, sempre più orizzontale.
Linus: l’ascolto è una scelta e come tale cambia e evolve. Bisogna ascoltare? Si, basta non sentire stupidaggini (ha usato un altro termine).
Severgnini: Twitter è il filo intermentale di oggi, è la sintesi, una spremuta di pensiero (in 140 caratteri: ndr). L’ascolto degli altri mitiga la crisi e le nevrosi connesse. L’ascolto professionale ha regole precise. Dice Jeff Bezos-Amazon: comanda il cliente, o lo ascolti o muori. Oltretutto l’ascolto è misurabile. Cosa bisogna fare oggi? Relatability.
Boschini: è la capacità di farsi ascoltare, o se volete la necessità di raccontare qualcosa che la gente vuole sentire. Ma la comunicazione è incisiva se ci sono i contenuti, quindi per comunicare bisogna stare a sentire: bisogna essere presenti, qui ed ora, connettersi nel momento, con gli altri, senza giudicare.
Ascoltare permette di cambiare.
Saper ascoltare gli altri vuol dire saper ascoltare sé stessi.