Non è un mistero che la globalizzazione e i flussi migratori abbiano cambiato il volto dell’offerta commerciale del nostro Paese ma fino a che punto si è spinto tale fenomeno? Mix Markt opera in Italia con un assortimento dedicato a prodotti dell’Est Europa e lo fa anche sfruttando il volano del franchising. Vediamo come.
Tra le altre cose, nel tempo mi sono occupato anche (e molto) di geomarketing, ovvero dell’analisi della composizione (in termini di offerta commerciale e caratteristiche degli abitanti) dei singoli bacini d’utenza in cui gli imprenditori avevano interesse ad aprire nuovi supermercati.
Da tali studi di fattibilità, realizzati per le nuove aperture, mi rendevo conto che, sempre più spesso, la percentuale di stranieri presenti nel bacino analizzato era superiore al 10% del totale residenti. È qui si parla solo di quelli “mappati”.
Di questi, una parte consistente proviene dall’Europa dell’Est (oltre che da regioni a Est dell’Europa, per così dire), parliamo di Romania, Moldavia, Lituania, Lettonia, Polonia, Ucraina, Georgia, Bulgaria, Bielorussia, Macedonia, Slovacchia, Repubblica Ceca, ex Jugoslavia, Albania).
È per queste persone e per gli amanti dei prodotti che arrivano da tali regioni che è nato Mix Markt nel 2008, marchio il quale, ad oggi, conta più di 70 negozi, disseminati in tutta l’Italia, serviti da 3 centri logistici (Verona, Tivoli e Napoli). Il brand Mix Markt in Italia è gestito da Monolith Italia Nord Srl (Roverchiara-VR), società specializzata nell’importazione e distribuzione di prodotti alimentari dell’Est Europa.
L’assortimento conta su oltre 3.000 articoli tra fresco, secco e surgelato. Il negozio di Roma che abbiamo visitato con la redazione di RetailWatch è quello di via Ostiense 29 (nella foto).
In Italia i negozi Mix Markt non sono gestiti operativamente da una sola società ma da varie realtà territoriali satellite (es. Mix Markt Lazio Srl).
Analizziamo qualche numero di Mix Markt Lazio Srl
L’ultimo bilancio che ci risulta disponibile di Mix Markt Lazio Srl è quello del 2022. Verifichiamo, dunque, le voci principali:
La società ha un margine sui consumi, calcolato con la formula vendite-(acquisti+variazione rimanenze) pari a circa 634 mila euro (il 29.2% dei ricavi) e sviluppa un fatturato di 2.2 milioni circa. I costi del personale sono pari all’11% circa dei ricavi mentre la voce “godimento di beni terzi” incide per il 12% sui ricavi. Il bilancio presenta una piccola perdita (circa 29.000 euro).
Insomma, parliamo di un conto economico simile a quello di un supermercato (per incidenza del costo del lavoro e del margine sui consumi) con alcune voci che, invece, se ne discostano (es. alta incidenza del godimento beni terzi). Personalmente, vista la merceologia, mi aspettavo un margine sui consumi più elevato ma tale dato, come noto, può variare di molto in base alle dinamiche commerciali che esistono tra Mix Markt Lazio e il fornitore principale che immagino essere lo stesso gruppo Monolith.
Cosa possiamo imparare da Mix Markt?
Se Mix Markt avesse solo un negozio e se non facesse parte di un gruppo distributivo (Monolith) presente in 28 Paesi, il suo caso sarebbe solo limitatamente interessante.
Qui, invece, parliamo di una realtà che, in Italia, opera da oltre 15 anni e conta 71 negozi, oltre ad un ampio assortimento etnico.
È facile pensare che, con i flussi migratori in atto e la popolazione nostrana che invecchia e diminuisce, il peso percentuale di consumatori stranieri sul totale andrà ad aumentare. Ci sono poi dei fenomeni imprevedibili che non fanno altro se non accentuare tale trend. Pensiamo, ad esempio, che nel periodo 2022/23 sono giunte dall’Ucraina 63 mila persone che hanno preso la residenza in Italia (fonte Istat).
In tale scenario, per il Retail diventa fondamentale implementare un assortimento etnico efficace che possa intercettare i reali bisogni di una clientela che non lo acquista più come complemento “esotico” di spesa ma che ha una profonda conoscenza di tali prodotti e ne fa uso quotidianamente.