Morace: crescita felice si e creando valore
Gennaio 2015. La tensione verso la crescita è biologica: crescono i bambini, crescono le piante e tutti gli organismi viventi. La crescita non può quindi rappresentare un problema, salvo confonderla con la concezione smisurata di una tendenza illimitata, lineare, non sostenibile.
Legato a quello di prosperità, il concetto di crescita esprime la speranza responsabile per la costruzione di un futuro migliore, non il progresso automatico e inevitabile dei nostri standard di vita.
E se la visione parziale della decrescita felice propone una diagnosi corretta (l’inadeguatezza dell’attuale modello di sviluppo) ma una terapia sbagliata (il ripiegamento nostalgico su un passato migliore e frugale), la crescita felice fa leva su dinamiche tutte compatibili con il bene comune: si alimenta di economie circolari, promuove relazioni generative, attiva magnetismi sociali.
La pratica felice del consumo
In questa prospettiva anche il consumo – rivoluzionario, liberatorio, evolutivo quando si combini con una visione sostenibile e condivisa del mondo – si rivela occasione vitale e felice. È questo il presupposto che più si allontana dall’ideologia demonizzante della decrescita, incapace di cogliere gli innegabili elementi di libertà della società dei consumi. Il consumo si trasforma in una pratica felice se diventa il metronomo della relazione tra gli uomini, se facilita e permette il riconoscimento sociale senza peraltro costituirne l’unica chiave identitaria e nemmeno la più importante. Di più: il consumo permette la libera circolazione del bene e costituisce un pilastro importante delle economie circolari, liberandosi dal marchio infame della mercificazione.
I presupposti nella creazione del valore
RetailWatch ha volute approfondire con Francesco Morace le line guida del suo nuovo libro (Crescita felice, Percorsi di future civile, Egea, 17,50 euro), partendo dall’antinomia decrescita felice vs crescita felice (spiega Morace che non c’è contrapposizione nella diagnosi ma nella soluzione si).
Secondo Morace agli operatori del mercato servono oggi onestà, trasparenza, coerenza e soprattutto una Chiara vision di creazione del valore, senza cercare scorciatoie, adottando un modello aperto, flessibile e che contempli dal bargain all’alta qualità.
. Nel food bisognerà osservare I cambiamenti introdotti dale filiere corte, dalla stagionalità senza contrapporre aziende locali a multinazionali.
. Nell’abbigliamento bisognerà superare l’attuale contrapposizione fra fast fashion e griffe, ma innovando lo stile da proporre al centro del quale pore l’accessibilità.
La leva del prezzo
Servono strumenti di lungo periodo come l’onestà, la trasparenza, la creazione di più opportunità nella scala prezzi: dalla gratuità al lusso, bilanciati però in modo nuovo dalla centralità della creazione del valore al prezzo giusto.