NaturaSi: il supermercato bio
Settembre 2014. Riportiamo, in versione italiana, l’articolo pubblicato il 11/09/2014 da SUPERMARKET GURU (www.supermarketguru.com), rivista statunitense specializzata in analisi delle tendenze di mercato e retail, apparso col titolo “NATURA SI’: THE ORGANIC SUPERMARKET IN ITALY”.
In genere capita che nei supermercati il consumatore osservi gli scaffali alla ricerca di un segnale che lo allerti sulla presenza di cibo biologico, rappresentativo della assoluta qualità e naturalità di un prodotto, evocativo di una condivisibile filosofia fondata sul rispetto dell’ambiente.
Attraverso il format del supermercato biologico, leggendo il display delle proposte commerciali offerte dalla propria comunità sociale ogni cittadino ha a disposizione un intero assortimento esclusivamente composto da generi realizzati secondo principi biologici.
E’ un segno evidente di come il commercio al dettaglio si stia orientando su offerte mirate, specializzate su temi precisi, utilizzando però quei consolidati metodi della vendita a libero servizio sulle categorie di largo consumo, integrata dall’assistenza in comparti ben definiti dei freschi (macelleria, polleria, gastronomia, panetteria/pasticceria).
Sono i sistemi in uso alla Grande Distribuzione, tipici di certe dimensioni, di certi bacini di utenza, di quei meccanismi di offerta automatizzati e distaccati.
In Italia, dove la tradizione alimentare è internazionalmente apprezzata, il progetto biologico standardizzato secondo processi commerciali di massa inizia ad essere considerato molto seriamente. Ne è dimostrazione l’impegno sul territorio profuso da NATURA SI’, catena fondata nel 1992 con sede a Verona.
Natura Sì dispone di supermercati biologici in proprietà diretta o gestiti in affiliazione, le cui caratteristiche principali sono:
- superficie di vendita tra 250mq e 500 mq;
- bacino di utenza di circa 50.000 persone;
- ingresso con ortofrutta, corpo centrale del negozio dedicato a generi di largo consumo rigorosamente biologici (inclusi articoli deperibili a peso fisso in banchi refrigerati e surgelati). Macelleria, gastronomia, panetteria e pasticceria sono a servizio, il banco delle acque minerali è a termine percorso (nelle immediate vicinanze di una minuscola barriera casse) vi è assenza di liquori ed alcolici in genere, salvo una porzione molto ridotta di birre (artigianali) e vini;
- prezzi mediamente alti, che si presume essere giustificati da elevata qualità e genuinità dei prodotti;
- presenza di cibo etnico biologico, generalmente di difficile reperibilità presso qualsiasi altro comune canale al dettaglio;
- presenza di cosmetici naturali e detersivi ecologici;
- diffuse informazioni sui valori alla base del tipo di commercio attuato;
- rivista del biologico, a titolo “INFORMARSI’”, a tiratura bimestrale, in distribuzione gratuita all’interno del negozio;
- proposta di offerte mensili, che strizzano l’occhio ai prezzi e intendono così favorire l’avvicinamento di “assortimenti di nicchia” al grande pubblico;
- localizzazione in zone ad alto traffico, con elevata frequenza di visita e facile possibilità di parcheggio o in prossimità di grandi centri di distribuzione non alimentare (elettronica, casa, abbigliamento, sport e tempo libero).
Oggi il modello distributivo si basa su oltre un centinaio di negozi, dislocati omogeneamente lungo tutto il territorio italiano (sono stati aperti anche due punti vendita in Spagna, a Madrid), ma Natura Sì prevede una forte espansione, convinta di trattare un business che funziona, peraltro animato da riconosciuta funzione sociale e lodevoli scopi.
Presso il centro decisionale dell’azienda risuona solennemente lo slogan secondo cui: “l’economia deve stare al servizio dell’uomo, non viceversa!”.
Quanto detto però, non esime da riflessioni più approfondite.
Il cibo biologico deriva fondamentalmente da precise premesse:
- i prodotti dell’agricoltura seguono processi per i quali è bandito l’uso di fertilizzanti chimici;
- le rotazioni colturali rispettano la struttura del suolo e la percentuale di sostanze organiche in esso presenti;
- le avversità delle piante vengono combattute esclusivamente attraverso rimedi vegetali, minerali e animali che nulla hanno a che fare con la sintesi chimica;
- l’allevamento degli animali segue tecniche che ne rispettano il benessere ed un regime alimentare basato su generi vegetali biologici. Ogni operazione di forzatura della crescita, ogni metodo industriale in funzione dell’allevamento viene ignorato;
- gli alimenti biologici sono assolutamente privi di residui da fitofarmaci (anticrittogamici, nematocidi, insetticidi, acaridi, diserbanti, erbicidi, fitoregolatori, radicanti, bracchizanti).
La scienza non conclude in maniera perentoria che naturale e biologico corrispondano necessariamente al “buono” in misura rimarcabile e diversa con riferimento alla produzione alimentare convenzionale.
Occorre inoltre considerare come una produzione interamente biologica abbia una resa mediamente inferiore del 25/45% rispetto a quella tradizionale, di conseguenza sostenere i medesimi livelli della produzione convenzionale comporterebbe un impatto difficilmente mantenibile se un consumo di nicchia si trasformasse in un fenomeno globale.
Ecco quali sono poi, in linea di massima, i giudizi dei visitatori di un supermercato biologico a insegna Natura Sì:
Punti di forza
Verdure biologiche e (quando possibile) locali;
Buon assortimento di cibo etnico;
Caffè biologico di qualità;
Cosmetici e selezione di prodotti di bellezza validi;
Ottimi sia il latte biodinamico che lo yogurt (linea ANDECHSER);
Molto saporita la passata di pomodoro (linea FATTORIA DI VAIRIA);
Punti di debolezza
La qualità della pasta (qui il giudizio del consumatore italiano si rivela sempre molto rigoroso) non pare molto buona, tuttavia l’assortimento si trova allineato con le buone paste artigianali in termini di prezzi elevati;
La selezione di vino è basata esclusivamente sulle certificazioni, ma si dimostra avara in termini di qualità;
I surgelati hanno mediamente prezzo caro, ma sono di bassa qualità (gelati linea VALSOIA);
Aleggia, in alcuni casi, la sensazione che sugli scaffali siano esposti articoli di natura “biologico-industriale”, ossia un tipo di produzione alimentare mantenuta nei limiti della certificazione al fine di rassicurare i consumatori e spuntare i prezzi più alti, senza in verità rappresentare una chiara discontinuità rispetto al tradizionale sistema con cui ci si approvvigiona del cibo.
Effettivamente l’ultimo della schiera di giudizi può inquietare circa la coerenza di volere anteporre l’uomo all’economia, quasi come non fosse sempre di importanza determinante anche il profitto…
Di seguito infine alcuni prodotti caratteristici, esposti sugli scaffali:
BIOWURSTEL DI SUINO BIOVIDA (ideali per le grigliate estive e per preparare hot dog, a base di soia e carne suina, sono senza glutine e derivati del latte);
KEFIR ANDECHSER (bevanda rinfrescante a base di latte e fermenti lattici attivi, di origine caucasica, simile allo yogurt, cremosa, delicata, dal retrogusto gradevolmente acido, ideale per colazioni, merende o pause fresche);
MOPUR VEGETALFOOD (carpaccio aromatico, affettato vegetale aromatizzato con una miscela di spezie delicate, è una proposta vegan);
BIRRA HELLES CHIARA RIEDENBURGER (marchio storico della tradizione bavarese nella produzione di birre ad alta fermentazione, realizzata con acqua di fonte, malto e luppolo da agricoltura biologica, prodotto ideale come aperitivo o per essere sorseggiato nel corso di calde serate estive);
CREMA VISO UOMO – DOPO BARBA BJOBJ (da utilizzare dopo la rasatura o idratare la pelle quotidianamente, contiene burro di karitè, succo di aloe ed estratto di calendula, oli di argan e di mandorle dolci);
SUCCO DI COCCO NATURALE DR. ANTONIO MARTINS COCO (0.33 l. per confezione, prodotto da giovani noci di piantagioni accuratamente selezionate);
UOVA BIANCHE CASCINA MALA (uova biologiche dal guscio insolitamente bianco, prodotte a sistema chiuso. Le galline, allevate in azienda fin dal primo giorno di vita, sono libere all’aperto e nutrite con cereali coltivati nello stesso terreno).
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