Nel 2016 ripresa condizionata dall’Iva
Ottobre 2015. Nel 2016 il quadro macroeconomico interno può cambiare soprattutto se cambieranno alcune condizioni internazionali come il costo del petrolio, che, verso la fine del 2016 potrebbe subire degli aumenti. Ma sui conti delle famiglie peserà soprattutto, se scatterà, l’aumento dell’Iva. Lo scenario si evince dal Rapporto Coop 2015, a cura di Ancc-Coop, Nielsen e Ref Ricerche.
La fase di ripresa dell’economia italiana appena iniziata riflette in buona misura le condizioni di contesto favorevoli determinatesi da fine 2014 con la caduta del petrolio la svolta della Bce e le politiche del Governo.
Si tratta di un insieme di circostanze che definiscono il momento attuale come una buona opportunità per cercare di riportare la nostra economia lungo un sentiero di crescita in grado di auto sostenersi, a prescindere da fattori di natura occasionale. Tanto più che vi sono diversi focolai di crisi all’orizzonte, sia di natura internazionale – Grecia, Russia, Medio oriente, Nord Africa…. – che di natura domestica – soprattutto i timori di aumento dell’Iva dal 2016.
Questo vuol dire che siamo in presenza di un ciclo anomalo: l’impulso iniziale, partito dai consumi delle famiglie, non ha trovato un forte elemento di sostegno nella domanda pubblica, ancora in contrazione, e neanche nelle esportazioni. Prime indicazioni di recupero provengono dagli investimenti, soprattutto in costruzioni, ma con un percorso molto graduale.
Nel 2016 si esauriranno gli effetti sul potere d’acquisto delle famiglie legati alla caduta del prezzo del petrolio, così come l’impatto delle misure di politica fiscale. La ripresa potrebbe accelerare se il quadro internazionale, economico e politico, si normalizzasse, dando una spinta all’export.
Se aumenterà l’iva lo scenario cambierà
I rischi al ribasso derivano soprattutto dall’eventualità che pressioni da parte delle autorità europee per un rispetto puntuale degli obiettivi di finanza pubblica, spingano il Governo ad aumentare l’Iva. Tale ipotesi comporrebbe maggiori aumenti dei prezzi, una riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, minori consumi e, in definitiva, meno crescita. Considerando che le ipotesi su cui stanno convergendo per ora i principali organismi nazionali e internazionali è di una crescita compresa nel 2016 fra l’1 e l’1,5%, si comprende come adottando ipotesi meno favorevoli si possa facilmente desumerne il rischio di uno scivolamento dell’economia verso una nuova fase di stagnazione, che va assolutamente scongiurata.