
Penny Market: carta fidelity, vale la pena far aspettare?
Giugno 2012. Un Penny fuori Milano (non diciamo la location per non impensierire la cassiera). È il 16 giugno ore 10, ci sono due casse aperte, ognuna ha una coda di 4-5 persone.
Davanti a noi il cliente sta aspettando che la cassiera inizi il processo di carico dei prodotti in cassa. “Ha la tessera?”, il cliente, maschio, anziano, sorride stranito. “Quella per i punti può vincere una spesa gratis”. Il cliente sorride ancora. “Vuole che la facciamo?”. Il cliente sorride ancora. “Va bene la compilo io” dice la cassiera. E, estratto il modulo, come la fotografia di RetailWatch dimostra, compila il modulo. “Nome? Cognome? Anno di nascita…”. La cliente dietro di me, donna, anziana, protesta: “Ma non potrebbe farlo dopo?”. La cassiera sorride e non risponde. Il cliente della carta firma, paga e prima di andarsene domanda: “Quando si vince la spesa?”. “Dalla prossima volta”, risponde lapidaria la cassiera.
Tocca a me. “Ha la tessera?”. “No, grazie, e non voglio farla”. La cassiera sorride. Pago e esco.
La scenetta è interessante per diversi motivi:
– la cassiera è visibilmente interessata a fare nuovi tesserati,
– fa aspettare i clienti in coda e non si interessa delle lamentele, anche se è cortese e sorridente.
Non converrebbe a Penny aprire almeno una cassa automatica e tenere le altre anche per far tessere, visto che non esiste banco dedicato?
Il cliente in coda va pur sempre rispettato, non è vero?