Per favore potete far qualcosa per non far morire le api?
Novembre 2017. L'acacia segna un -30% sul già disastroso 2016 e un -70% sul 2015, anno di media produzione; il millefiori registra un -20% e la produzione di tiglio dell'Emilia Romagna è quasi azzerata. Incremento, invece, per gli agrumi, e buoni i raccolti di alta collina e montagna.
Il 2017 è un anno particolarmente difficile per l’apicoltura italiana e anche i soci di Conapi – Consorzio Nazionale Apicoltori – affrontano il terzo raccolto consecutivo con volumi in netta diminuzione rispetto alle medie degli anni passati.
Condizionata negativamente da un andamento climatico estremamente sfavorevole, perdura una minor spinta produttiva degli alveari: complessivamente aumenta il numero degli alveari e diminuisce la media di raccolto per famiglia.
Persistono fenomeni di avvelenamento di apiari, segnalati in modo diffuso su tutto il territorio, ma quest’anno sono i mutamenti climatici ad aver rappresentato il condizionamento più evidente: l’avvio molto precoce di una primavera calda ha indotto una forte spinta produttiva delle api, interrotta bruscamente dalle gelate di aprile che hanno compromesso il raccolto di acacia, affamando le famiglie. La successiva siccità, che si è prolungata durante tutta l’estate, ha pregiudicato il raccolto delle produzioni estive.
I più colpiti i raccolti di acacia
I più colpiti sono i raccolti di acacia al nord, seguiti da una battuta d’arresto, generalizzata, della produzione di millefiori che, negli anni passati, aveva mitigato in parte la carenza di altri mieli. Analizzando le capacità produttive degli ultimi tre anni, l’acacia nel 2017 ha raggiunto il minimo storico con un -30% rispetto al 2016 e un – 70% rispetto al 2015, un anno considerato di media produzione. Il volume complessivo del raccolto di acacia rispecchia le medie produttive e passa dalle 705 tonnellate del 2015 alle 265 t. del 2016, fino alle 198 t. di quest’anno, confermando le percentuali di – 30% rispetto al 2016 e -70% rispetto al 2015.
Con la campagna 2017 non si sono dunque potute arginare le consistenti perdite del 2016 e molte aziende apistiche registrano risultati negativi che mettono a rischio la loro tenuta.
Tiene la produzione di agrumi che, dopo il dimezzamento del raccolto avvenuto nel 2016, registra un incremento anche rispetto al 2015, anno di media produzione. Sono stati buoni i raccolti di alta collina e montagna, come castagno e tiglio di montagna, che hanno risentito meno della siccità, mentre è quasi azzerato quello di melata, conosciuto anche come miele di bosco.
E il miele di tiglio
È quasi sparita anche la produzione di tiglio dell’Emilia Romagna, una referenza molto apprezzata. Ma il dato negativo che più sorprende è certamente quello del millefiori: questo miele è sempre stato considerato una risorsa importante poiché, avendo origine da fioriture diverse, ha sempre dato più opportunità di essere raccolto. La siccità di questa lunga estate ne ha determinato una diminuzione pari al 20%, facendo venir meno quella riserva di prodotto con cui le aziende apistiche avrebbero potuto colmare le perdite dei monoflora.
“Anche se i risultati definitivi del raccolto saranno completati alla fine dell’anno – afferma Diego Pagani, presidente di Conapi – si ipotizza una diminuzione complessiva di produzione del 70% rispetto alle potenzialità degli apiari in campo. Una previsione legata anche ad una minore spinta produttiva delle api riscontrata negli ultimi anni".
Questa carenza di prodotto comporterò un inevitabile aumento dei prezzi che potranno raggiungere, per alcuni raccolti, il 15-20 %. In conseguenza di ciò si teme anche un incremento delle frodi che, al momento, non è possibile segnalare, ma ci auguriamo possano essere efficacemente contrastate da un’attenta vigilanza delle forze dell’ordine preposte.