Perché la Quaresima ha influenzato il design italiano per più di mille anni?

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La storia del viola è antica e curiosa. Il porpora – una tonalità tendente al rosso – veniva prodotto dal muco di una conchiglia nella città fenicia di Tiro (oggi in Libano). Era una sostanza preziosissima – per riuscire a tingere una veste ne occorrevano migliaia di esemplari – tanto che le navi che lo trasportavano a Gerusalemme erano spesso vittime dei pirati. Il viola fu il colore per eccellenza durante l’impero romano e rappresentò la chiesa e la nobiltà nell’Inghilterra del 16° secolo, quando ai sudditi era proibito portarlo. Per produrlo sinteticamente si è dovuto attendere la metà dell’ottocento quando un chimico inglese lo scoprì nel tentativo di elaborare un vaccino per la malaria. In Inghilterra è tuttora un colore molto apprezzato, la Regina Elisabetta è una sua grande estimatrice e i designers inglesi lo usano volentieri per rappresentare il lusso.

In Italia, invece, la situazione è ben diversa ed è diffusa la credenza che il viola porta male. Vediamo perché. Nel medioevo, in Italia, la vita teatrale era molto florida e raggiungeva il suo culmine nel periodo di carnevale quando oltre ai teatri riempiva strade e piazze. Subito dopo, però, iniziava la Quaresima e con essa il periodo più difficile per attori, registi e teatranti che restavano improvvisamente senza lavoro e senza mezzi di sostentamento. Infatti, nel corso dei 40 giorni che precedevano la Pasqua, la chiesa imponeva la chiusura di tutti i teatri e l’affissione di grandi drappi viola sui portoni d’ingresso, in segno di lutto e penitenza. Da allora e per molti secoli (!) nell’ambiente teatrale prima e nella credenza popolare poi, il viola fu associato alla sventura.

Per molti anni i Brand designers italiani hanno provato a convincere i clienti a utilizzare questo bellissimo colore per dare più personalità ai loro prodotti ma la risposta è sempre stata negativa: porta sfortuna, la gente non lo comprerebbe mai.

Ma finalmente, nel 2005, Break Design è riuscita a convincere la multinazionale francese Danone (un italiano che convince un francese: anche questo è un primato)  ad utilizzare il viola come linea guida di Vitasnella, in Italia e all’estero. Ciò consentì al marchio di distinguersi dai concorrenti nel segmento degli yogurt e di acquisire quella forza necessaria per estendere con successo il proprio territorio a prodotti ben lontani dall’originale: acqua minerale e crackers su tutti. Ora i tempi sono finalmente cambiati: il pantone Ultra Violet è stato giudicato il colore dell’anno 2018 e anche per questo verrà utilizzato a piene mani da designers, stilisti ed architetti. Speriamo anche italiani.

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