Maggio 2019. Dunque: la Nuova Zelanda ha una pressione promozionale del 59%, un record planetario che nessuno analizza. L’Italia raggiungerà quella quota?
Riportiamo questo dato perché bisogna pensare (quasi ormai) all’innalzamento dell’Iva.
Come reagirà il consumatore?
Secondo Nielsen (dati dell’Linkontro 2019) che ha interrogato il suo panel, il 59% aumenterà la ricerca di prodotti in promozione. Il 43% taglierà dalla spesa i prodotti non ritenuti strettamente necessari, compresi freschi e freschissimi e frutta e verdura (e su questo bisogna pensare). Oppure il 20% dichiara che comprerà meno, così, tout court. Il 18% si sposterà sulle MDD, le marche del distributore.
Il 9% acquisterà confezioni più grandi.
Solo il 4% dichiara che l’aumento dell’Iva non muterà le scelte di acquisto e di consumo.
I retailer dovranno scegliere se aumentare la pressione promozionale o lavorare sulle scale prezzi, oppure, vista la pressione esercitata dai discount, introdurre nuovamente i primi prezzi (leggi qui).
Aumenteranno sicuramente le visite agli sfogliatori di volantini e la consultazione del volantino cartaceo, che diventerà vieppiù una lista della spesa.
Questi dati ai politici non si possono far vedere, sono, per loro, criptici. Però bisognerebbe sintetizzare il risultato con una parola sola: è un’altra crisi che non giova ai consumi.