Aprile 2019. Il 20 aprile del 1964 il primo vasetto di Nutella uscì dallo stabilimento di Alba. Ma non era questa la prima crema spalmabile della Ferrero…
La leggenda (personalmente ascoltata in Ferrero) narra che lo zio del Signor Michele, Giovanni, in un caldo pomeriggio d’estate dei primi anni ’50, stava girando per le Langhe con il suo furgoncino, per fare le consegne del Gianduiot, un blocco di cioccolato gianduja prodotto nella sua pasticceria di Alba. Ad un tratto ebbe un piccolo incidente e si fermò lungo la strada per qualche minuto. Col grande calore, il cioccolato si sciolse, assumendo una consistenza cremosa. Un bambino che passava di lì lo vide, non ci pensò due volte, prese il pane dalla sua merenda e ci spalmò sopra il Giandujot. Giovanni lo vide, lo imitò e ne rimase così colpito che decise di creare un nuovo prodotto, sempre al gianduia, ma più cremoso. Gli diede il nome di Supercrema Ferrero e iniziò a venderla in un vasetto di vetro, tipo marmellata, con un’etichetta molto visibile, di color giallo-arancio. Il nuovo prodotto ebbe un grande successo.
Ma, allora, com’è nata la Nutella?
Lasciamo Giovanni Ferrero e andiamo a suo nipote: Siamo nel ’64, Michele era già da tempo ai vertici dell’azienda e spinto dal suo grande istinto imprenditoriale, voleva fare sempre di più. In quei giorni si mise in testa di voler dare alla Supercrema Ferrero un’identità più forte, più riconoscibile, in Italia e all’estero, dove già esportava moltissimo. Una sera si trovava a Francoforte e durante una passeggiata con la moglie Maria Franca gli venne un’idea: “Che ne dici se la chiamiamo Nutella? Nut come nocciola ed Ella come Lei, la crema”. La moglie fu subito d’accordo e così Michele iniziò a rivoluzionare la Supercrema: cambiò la ricetta, per renderla ancora più spalmabile e aggiunse cacao, per differenziarla dal Gianduiot. Cambiò l’etichetta, rendendola più chiara e di colore bianco, per coerenza verso un prodotto che voleva essere il più semplice possibile. Introdusse la foto del pane per comunicare la destinazione d’uso e la grande spalmabilità. Ed infine ebbe un pensiero che oggi diremmo in piena sintonia con il concetto di sostenibilità. Fece pensare al vasetto in modo che, oltre ad un contenitore, potesse anche essere un regalo per chi lo comprava: doveva così poter contenere qualcosa d’altro, dopo aver contenuto la Nutella, oppure doveva fungere da simpatico bicchiere per i bambini. Chi non ne ha avuto uno alzi la mano.