Quando il supermercato è dei clienti/volontari. Tre casi

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Quando il supermercato è dei clienti/volontari. Tre casi
 
Luglio 2018. Carrefour in Francia ha deciso di dare in franchising alcuni suoi ipermercati ai suoi dipendenti. Coop ha aperto al franchising. Anche Ikea ha alcuni negozi in franchising. Eppure ci sono altre strade per aprire e gestire bene un supermercato.
 
RetailWatch vi propone tre case history, una italiana, una londinese, e una newyorkese, dove i soci del supermercato sono gli stessi clienti che prestano in modo volontario la propria opera.
 
L’esperienza di People’s Supermerket a Londra
People’s Supermarket di Londra è una cooperativa di soci che si approvvigiona per lo scatolame e il chimico attraverso Spar Gran Bretagna. Ha rivoluzionato il sistema organizzativo su cui il retail alimentare ha sempre operato: i clienti, come RetailWatch è in grado di dimostrare, sono invitati a diventare commessi e a occuparsi della gestione, della produzione e vendita dei prodotti, del visual, rovesciando in questo modo l’implementazione delle decisioni che, così, partono dal basso.

– La location. È ubicato nella zona universitaria e residenziale di Russel Square, non lontano dal British Museum, residenza mista medio-alta.
– Il layout. La superficie è di circa 250 mq. Layout a pettine e attrezzature classiche, anche se spartane. All’esterno vendita di fiori. Sul fondo, all’interno, la cucina.
– L’assortimento. People’s Supermarket è associato a Spar (Despar in Italia). All’ingresso frutta e verdura in un’esposizione da farmer market che premia la naturalità piuttosto che la vendita in volume. Attenzione alla stagionalità, segnalata anche dalla comunicazione. La cucina elabora diversi piatti pronti e parte dei prodotti a marchio freschi. Surgelati con segnalata l’attenzione alla sostenibilità, soprattutto nel pesce. Birre locali, anche fresche. Vendita di giornali (da Wallpaper al FT all’Economist) e di tabacchi.
– Prezzi. Leggermente superiori alla media soprattutto nei freschi e nei piatti pronti.
– Comunicazione. Inviti a diventare parte integrante dell’organizzazione, diversi spunti di posizionamento e di esecuzione dello stesso.
– Atmosfera: casalinga, un negozio fra amici, di famiglia. L’atmosfera è easy ma, dal punto di vista di RetailWatch, molto sofisticata, basta vedere la clientela o i giornali in vendita: “Uno sfilatino, un litro di latte e il FT”.

Toilette
In comunione con il personale

L’esperienza di Camilla a Bologna
È il primo supermercato italiano autogestito dai suoi stessi clienti e avrà sede in periferia. È stato fondato da Alchemilla Gas e Campi Aperti. Così entro il 2018 Bologna sarà la prima città in Italia a dare vita ad un emporio di comunità, grazie alla collaborazione di volontari che saranno soci, clienti, produttori, cassieri e magazzinieri.
 
Un nuovo modello di spesa alimentare che tra pochi mesi diventerà una cooperativa a tutti gli effetti: «Il primo investimento è di 50 mila euro e con la certezza di una sede che non sarà in centro. «Solo i soci potranno accedere a Camilla. Ognuno di loro verserà una quota prevista, per ora di 125 euro, che nel tempo puntiamo ad abbassare anche in base alle singole disponibilità».

«Tutti forniranno il proprio contributo non solo economico, ma soprattutto in termini di tempo, mettendo a disposizione un po’ di ore per svolgere alcuni compiti utili per il funzionamento della cooperativa». Ci sarà chi si concentrerà sui rapporti con i produttori, chi si occuperà di promuovere le varie attività di Camilla e chi invece gestirà la cassa dell’emporio o sistemerà la merce sugli scaffali. «Per ogni socio abbiamo stimato una media di 160 euro di spesa al mese, ma una volta raggiunte le quote che ci servono cercheremo di accedere a qualche finanziamento pubblico ed europeo, e ad aumentare il numero di persone interessate ad entrare nella nostra comunità».
 
L’esperienza di Park Slope a New York
Volere talmente bene al proprio supermercato da andarci a lavorare qualche ora tutti i mesi, da volontari. Come tutti gli altri clienti, o meglio soci, perché funziona così. In cambio, il piacere di partecipare a un progetto collettivo e di comprare prodotti buoni, freschi ed etici a prezzi molto competitivi.

A Park Slope, New York, succede dal 1973 e quella di Food Coop è una storia celebre. I consumatori sono anche soci della cooperativa, che non ha quindi tanti dipendenti quanti un normale supermarket, dato che i lavoratori sono gli stessi soci, perciò i costi di gestione sono più bassi che altrove. Trattano con i fornitori, mettono la merce sugli scaffali, organizzano il magazzino, stanno alla cassa, puliscono e riordinano, esattamente quello che va fatto in un normale negozio, ognuno per alcune ore, tre o quattro, al mese. Non è un'opzione: è la condizione per poter fare la spesa lì. Dove i prodotti sono di qualità, ma costano sensibilmente meno della media, senza che per questo vengano penalizzati i fornitori. Mettere insieme prezzi bassi e qualità alta senza per questo sfruttare qualcuno è la sfida.

Park Slope Food Coop ha oggi 17mila soci, che svolgono il 75 per cento di tutto il lavoro necessario a gestire il supermercato e ogni mese si riuniscono in assemblea, dove ognuno ha diritto di voto. È aperto tutti giorni dalle 8 alle 22, sabato e domenica dalle 6, ha uno spazio dove poter lasciare i bambini e un giornale mensile, e prezzi, per 15mila prodotti diversi, mediamente inferiori del 20 per cento di quelli degli altri market. Per essere soci oltre al lavoro si dà alla cooperativa una piccola quota (per tutti i market è mediamente di un centinaio di euro) e il supermarket partecipativo a sua volta reinveste gli utili nell'attività e nel sostegno a iniziative simili.

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