Dicembre 2018. All’inizio del 2017 risiedevano in Italia oltre 5 milioni di cittadini stranieri (0,4% in più rispetto all’anno precedente) che rappresentano l’8,3% del totale dei residenti. Nel confronto europeo relativo al 2016, il nostro Paese presenta un’incidenza più elevata della media Ue e si conferma all’11° posto della graduatoria decrescente dei 28 paesi, immediatamente preceduta da Regno Unito (8,6%), Spagna (9,5%) e Germania (10,5%) e prima della Francia (6,6%).
Alla stessa data sono regolarmente presenti poco meno di 4 milioni di cittadini non comunitari (vale a dire gli stranieri non comunitari in possesso di valido documento di soggiorno e gli iscritti sul permesso di un familiare). Si conferma la diminuzione del flusso in ingresso di cittadini non comunitari verso il nostro Paese, un fenomeno in essere dal 2011: nel corso del 2016 i nuovi permessi rilasciati sono stati il 5% in
meno rispetto all’anno precedente. La riduzione dei nuovi ingressi ha riguardato soprattutto il Nord-ovest e il Mezzogiorno.
Disoccupazione quasi eguale
Nel mercato del lavoro continuano a ridursi i divari tra italiani e stranieri: nel 2017 il tasso di occupazione (20-64 anni) degli stranieri si attesta al 63,9% contro il 62,2% degli italiani. Nell’Unione europea la quota di stranieri occupati è in media leggermente più elevata (64,4% nel 2016). In Italia il tasso di disoccupazione
diminuisce in misura più intensa per gli stranieri, che però continuano a presentare una disoccupazione più alta (14,3% contro il 10,8% degli italiani).
Il livello di istruzione degli stranieri è ancora inferiore a quello degli italiani. Nel 2017 tra le persone di 15-64 anni oltre la metà degli stranieri ha al massimo la licenza media, il 35,1% ha un diploma di scuola superiore e il 10,7% una laurea (tra gli italiani il 17,2%).
Fonte: Istat