Ravazzoni, UniMoRE: titolo V° per coordinare
Febbraio 2014. Roberto Ravazzoni, docente nell’Università di Modena e Reggio Emilia, è intervenuto al convegno organizzato da ANCD (vedere le proposte di ANCD qui sotto) e ha portato alcuni spunti interessanti per la discussione e per iniziare a cambiare l’articolo quinto della costituzione, come più volte sottolineato da Sergio Imolesi, direttore generale dell’Associazione.
Secondo Roberto Ravazzoni innanzitutto c’è e ci sarà necessità di un più stretto coordinamento fra gli attori pubblici e privati che si confrontano sull’evoluzione dell’economia e della nostra società. “L’Italia, come tutti i paesi sviluppati, dipendono e dipenderanno sempre più dal terziario. Sarà proprio il terziario a incidere maggiormente sulla composizione del prodotto interno lordo. Il nostro terziario però, sottolinea Ravazzoni, è ancora arcaico e poco evoluto. Se lo manterremo in queste condizioni, subiremo forti condizionamenti nello sviluppo economico futuro.
Ricordiamoci sempre che nelle società sviluppate si sta passando dalla vendita dei prodotti alla vendita dei servizi. Il modello che dobbiamo imboccare è noto da tempo: bisogna lasciare libertà all’impresa e al suo sviluppo, in questo modo aumenta la concorrenza, diminuiscono i prezzi, e c’è più efficienza ed efficacia. Oltretutto, sottolinea Ravazzoni, si liberano risorse che possono essere impiegate in altri settori. In Italia si parla molto di liberalizzazioni, ma se ne fanno poche. Anche l’ex ministro Pierluigi Bersani, ha tentato con le lenzuolate questa strada ma è rimasto bloccato. Le liberalizzazioni vanno fatte senza comunicarlo.
Le autorità locali devono parlarsi
L’accesso al mercato, nel commercio, dovrebbe essere consentito rispettando le norme urbanistiche e una valutazione di compatibilità, almeno questo era quello che si augurava il decreto Monti, ma aver lasciato la piena libertà alle Regioni di orientare l’applicazione del decreto stesso, ha prodotto un mosaico dove ogni Regione ha fatto da sé. Alcune Regioni hanno dato impulso alla modernizzazione e poi si sono bloccate, altre sono state più tardive e poi hanno recuperato in fretta. Le Autorità che hanno competenza nell’influenza e nel coordinamento locale dello sviluppo economico devono parlarsi e lavorare insieme. Devono farlo.
Il titolo V° della Costituzione prevedeva il coordinamento Stato-Regioni, ma non si è mai sviluppato.
Tutto questo fa sì, sottolinea Ravazzoni, che l’Italia abbia i costi distributivi di sistema più elevati in Europa, con un forte impatto sul prodotto interno lordo. Le nuove aperture di grandi e medie superfici hanno negli ultimi anni dei rendimenti decrescenti. Questo vuol dire che nella distribuzione moderna siamo ormai arrivati a una maturità avanzata se non addirittura una saturazione. E questo dimostra ancora ulteriormente che ogni decisione che viene presa sul commercio ha un peso sia per quanto riguarda il consumatore sia per l’intera filiera fino all’agricoltura. Se una Regione arcaica dal punto di vista della modernità del commercio, confina con una Regione più moderna, si verifica uno strano fatto che costringe i consumatori nella Regione più arcaica a pagare prezzi più elevati. La stessa industria che deve rifornire clienti nelle due Regioni ha costi diversi. Voi capite bene che una situazione del genere non funziona.
Poche linee guida
Ci vogliono alcune, poche, linee guida che devono essere applicate imprescindibilmente dagli interessi locali. Le istituzioni locali dovranno poi disegnare lo sviluppo del commercio ma nel rispetto delle linee guida nazionali che dovranno essere rigorosamente applicate, altrimenti continuerà a persistere uno sviluppo distorto come avvenuto negli ultimi dodici anni.
L’efficacia delle riforme strutturali dipende dal momento storico in cui queste prendono forma. C’è un effetto time to market, oggi è più complicato farle.
Bisogna partire dal Centro, anche senza trascurare le Regioni. Ma le Regioni dovranno dotarsi di criteri minimi uniformi altre. A costo di bloccare i trasferimenti Stato-Regioni nel caso in cui alcune regioni non vogliono applicare questi criteri.
Il consumatore deve essere messo nelle condizioni di poter scegliere.
In questo momento storico, dice Ravazzoni, darei ancora più potere all’Antitrust, perché è un organismo che sa bene cosa fare per regolare questo rapporto e curare gli interessi generali.
Bisogna riportare le decisioni del Centro e puntare sul pluralismo distributivo, sulla difesa dei centri storici, permettendo al dettaglio moderno, specializzato e di vicinato ci svilupparsi velocemente.
Ci vuole uno sviluppo co-evolutivo mettendo al centro il consumatore. Premiando le imprese commerciali che lavorano nelle filiere locali esaltando i prodotti delle piccole medie imprese produttive. Il futuro ideale è quello con uno sviluppo top-down, dal centro verso la periferia con un forte coordinamento delle autorità locali.