Ricerca ECCO: Va bene l’innovazione ma è il cliente…
Febbraio 2013. Sono stati resi noti i risultati della ricerca ‘International Index of Corporate Values® 2013’, lo studio condotto ogni tre anni da ECCO International Communications Network, uno dei principali gruppi indipendenti di agenzie di Relazioni Pubbliche presente in tutto il mondo, rappresentato in Italia dall’agenzia Ad Mirabilia di Milano.
Obiettivo della ricerca, monitorare le scelte aziendali in tema di posizionamento nei confronti degli stakeholder, evidenziando come l’evoluzione dei valori della società si riverberi nel corso degli anni in quelli delle aziende.
. Metodologia. La ricerca è stata condotta in 13 paesi – Australia, Austria, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Olanda, Norvegia, Polonia, Spagna, Svizzera, Gran Bretagna e Stati Uniti – e ha rilevato ben 22.993 valori aziendali, riconducibili a 4.855 tipologie differenti, a loro volta riaggregabili in 95 valori pilota e 8 categorie.
. Valori Aziendali: i trend a livello globale. I due valori chiave per il 2013 – innovazione e qualità – sono gli stessi rispetto agli anni 2009 e 2006, ma in ordine inverso. Il contesto generale evidenzia la crescente importanza della competitività per le aziende.
. L’innovazione come fattore determinante per distinguersi
L’innovazione, con il 40% di penetrazione nelle comunicazioni istituzionali aziendali, rappresenta oggi il valore più diffuso e qualificante, in leggera crescita rispetto al 2009 (39%) e al 2006 (38%). Intesa soprattutto come ricerca e sviluppo tecnologico oltre che estetico, l’innovazione è ritenuta oggi a livello globale uno dei fattori chiave per differenziarsi sul mercato, ancora più della qualità e dell’affidabilità.
La qualità, al 38% nel 2006 prima della grande crisi, ha tenuto bene nel 2009 (40%), per poi scendere in misura consistente fino al 30% del 2012. E’ possibile che la pressante richiesta da parte del pubblico di un rapporto qualità/prezzo più coerente e trasparente abbia influito al ridimensionamento del suo valore assoluto.
La soddisfazione del cliente, già al terzo posto nel 2006 con il 37% di presenza e scesa in modo drastico nel 2009 al 26%, si è attestata al 28% lo scorso anno.
. La crescita della sostenibilità in senso lato come tendenza di fondo. L’importanza della sostenibilità e di altri valori attigui (integrità al 20%, ambiente al 17%, responsabilità al 14%, rispetto al 12%) rappresenta un trend in crescita. Da un’interpretazione di sostenibilità legata prettamente allo sviluppo delle aziende, si sta passando oggi ad una visione più allargata del concetto, applicabile a diversi ambiti: tecnologia sostenibile, management sostenibile…
Ciò dimostra come le aziende tendono oggi a preoccuparsi di aspetti del sociale fino a ieri considerati come appannaggio delle autorità, evolvendo in modo nuovo il concetto di Responsabilità Sociale d’Impresa (CSR).
. L’importanza crescente delle Community
La presenza di valori di solidarietà e di appartenenza ad un gruppo, come spirito di squadra (12%), dimostrano la crescita di consapevolezza nelle aziende dell’importanza delle persone tanto all’interno che all’esterno dell’azienda, denotando una nuova sensibilità.
. Il ritorno dei classici valori corporate
Le aziende sembrano infine rivalutare alcuni valori classici legati alla loro posizione di mercato, quali la specializzazione/l’expertise (16%), l’ambizione (11%), la competitività, la crescita.
IL COMMENTO DI RETAILWATCH
Abbiamo riportato per intero i risultati della ricerca che ha un buon valore scientifico. Proprio perché lo ha ci permettiamo di mettere l’accento sulla soddisfazione del cliente che ha avuto, nel campione desiderato un crollo verticale di consensi dal 2006, quindi prima che iniziasse la crisi e riconducesse manager e imprenditori a cercare di rafforzare efficienza e riduzione dei costi, prima di tutto.
Va bene l’innovazione, senza la quale i mercati, soprattutto al consumo, non potrebbero registrare risultati positivi, ma non sarebbe davvero ora di mettere al centro il consumatore e la sua soddisfazione, visto poi che è lui che deve acquistare e consumare? La stessa Responsabilità Sociale d’Impresa e gli atteggiamenti di eco-sostenibilità, che sembrano, a parer nostro, una gigantesca bolla di marketing -ad essere benevoli-, non dovrebbero davvero essere ridimensionati per far posto alla soddisfazione di bisogni e desideri dei clienti-consumatori-cittadini? E il ruolo sociale, oltre chè economico dell’impresa? E quello politico?
Una recente ricerca di CFMT (Centro di formazione del terziario, Manager Italia) registra indici al ribasso per soddisfazione e fiducia dei consumatori. Unendo la ricerca di Ecco a quella di CFMT, non sarebbe il caso di chiedere una inversione di rotta decisa a imprese e manager?