S’bilancio di famiglia, un’analisi impietosa

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S’bilancio di famiglia, un’analisi impietosa

Novembre 2012. La ‘cura Monti’ rischia di ammazzare il paziente: la famiglia italiana, su cui si abbattono a cascata gli effetti nefasti della crisi economica.
È ciò che emerge dall’indagine  "Sbilancio di famiglia: il difficile equilibrio tra rigore, sviluppo ed equità" promossa dal settimanale Famiglia Cristiana e da Centromarca.
Lo studio sulla situazione economica delle famiglie italiane, condotto da Ref Ricerche, mostra come quasi cinque anni di crisi (2008-2012) le abbiano ormai messe in ginocchio. Disoccupazione, aumento del carico fiscale e delle accise, blocco delle assunzioni e dei salari dei dipendenti pubblici, inflazione, calo della produttività, tagli alle pensioni e al welfare non faranno mancare i loro effetti negativi nei prossimi mesi e il 2013 sarà forse ancora peggiore del già orribile 2012.
“A parole i politici fanno tante promesse – afferma don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana – ma nei fatti la famiglia, che pure costituisce il più importante ammortizzatore sociale (dall’assistenza agli anziani e alle persone con handicap, al sostegno dei giovani che, senza un lavoro sicuro, rimangono spesso in casa fino ai 30-35 anni) per loro conta davvero poco”.  

Crollo delle aspettative

Mentre crollano le aspettative, pessimismo e scoraggiamento investono gran parte della società, alimentati anche dalle continue notizie di sprechi, corruzione e malgoverno, contro cui sembra che nessun politico abbia veramente intenzione di agire.
Gli effetti della crisi iniziata nel 2008-9 con il crollo dei subprime americani si sono scaricati prima sui Paesi produttori di idrocarburi (flessione della domanda e conseguente abbassamento dei prezzi, quindi relativo vantaggio per le famiglie), poi sul bilancio dello Stato, con l’entrata in azione degli ammortizzatori sociali a causa dei primi effetti del calo di occupazione. La brusca riduzione dell’avanzo primario ha comportato un aumento del debito pubblico e un conseguente inasprimento fiscale, che ha colpito sia le aziende (costo del lavoro), sia le famiglie (Imu, Iva, etc.).

Gli interventi della politica di bilancio per il 2012-2014

Le aziende, fortemente penalizzate dalla contrazione dei consumi, si sono viste erodere i margini di profitto: costrette da questa situazione, hanno proceduto a inevitabili razionalizzazioni, che non hanno risparmiato tagli della produzione e del personale.   

Le famiglie cercano di arrangiarsi come possono, riducendo o azzerando l’acquisto di beni durevoli, diminuendo la qualità dei prodotti di largo consumo fino a ridurre, nei casi più gravi ma ormai numerosi, persino i beni essenziali (3,5 milioni di famiglie mancano dei beni essenziali per condurre una vita dignitosa, mentre l’Istat fa registrare un continuo aumento delle persone che si trovano a vivere al di sotto della soglia di povertà). Se nella prima fase della crisi si tendeva a non abbassare il tenore di vita, sacrificando piuttosto la propensione al risparmio, andando magari a intaccare i risparmi esistenti o addirittura indebitandosi, ora il pessimismo diffuso (molti pensano che il peggio debba ancora arrivare e che la ripresa arriverà solo tra qualche anno) e l’incertezza per il futuro delle nuove generazioni inducono a un’ulteriore riduzione dei consumi.

La riduzione dei consumi e l’aumento del tasso di risparmio
 

Venendo a mancare o comunque calando il reddito del capofamiglia (per licenziamento, cassa integrazione, mobilità), gli altri membri si rivolgono al mondo del lavoro, aumentando sensibilmente il numero delle persone alla ricerca di occupazione, che attualmente arriva a 5-6 milioni di inidividui. A questo problema si aggiunge poi la cosiddetta ”fuga dei cervelli”: investiamo molto sulla formazione di migliaia di giovani, che poi emigrano all’estero, sottraendo al Paese un enorme potenziale umano, di cui prima o poi dovremo pagare il conto.

Diminuzioni proporzionali

Nel 2012 i consumi di prodotti alimentari, per la cura della casa e della persona sono diminuiti del 5% rispetto all’anno precedente, mentre l’abbigliamento è sceso del 10%. Per non parlare poi dei beni durevoli: nei comparti arredo casa ed elettrodomestici si registra infatti un crollo del 20%. Ecco come i problemi delle famiglie si riflettono drammaticamente sulle aziende. 

Scarica la ricerca in pdf Famiglia Cristiana-Centromarca realizzata da Ref Ricerche
 

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