Giugno 2019. L’aspetto più significativo del programma di politica fiscale del Governo è che la manovra per quanto riguarda il 2020 e il 2021 raggiunge gli obiettivi sui saldi ricorrendo ancora una volta pesantemente alle cosiddette “clausole di salvaguardia”. Le clausole comportano aumenti delle aliquote Iva con un gettito atteso di circa 23 miliardi dal 2020 più altri 6 aggiuntivi dal 2021. A regime l’aumento delle aliquote Iva porta quindi un gettito atteso di 29 miliardi, ovvero un punto e mezzo di Pil. Per ottenere tale gettito l’aliquota dell’Iva ridotta del 10% dovrebbe aumentare sino al 15%, mentre quella ordinaria passerebbe dal 22 al 26.5%.
Evidentemente, ci si ritroverà dinanzi a un dilemma.
Se si disattivassero tali clausole facendo aumentare il deficit, il saldo si porterebbe su livelli ben più elevati di quelli indicati dagli obiettivi del Governo. L’effetto d’impatto sul saldo porterebbe il disavanzo al 3%, ma considerando poi gli effetti indotti di tale livello del deficit sul mood degli operatori e sull’andamento degli spread, il quadro potrebbe andare fuori controllo.
D’altra parte, se invece si confermassero gli obiettivi facendo aumentare l’Iva, o adottando altre misure di correzione di entità analoga, l’impatto sulla domanda interna sarebbe significativo con effetti negativi sulle prospettive di crescita del 2020 e del 2021.
Come si vede, si sta materializzando un quadro complesso dal quale sarà difficile trovare una via d’uscita. Ma l’aumento dell’Iva ormai si palesa.
Fonte. Italiani.coop