Sette anni in Tibet: il cambiamento dell’uomo
Autore: Giulio Rubinelli per la scheda del film, Luigi Rubinelli per gli abbinamenti
Che film! Sinfonia della neve che cade sulla terra arsa degli altipiani di una terra sola e che dolcemente si culla nella sua solitudine dalla notte dei tempi. “Il tetto del mondo”. Ancora inaccessibile negli anni della seconda guerra mondiale. Vietato agli stranieri. Illibato dalle invasioni turistiche frutto di una strana curiosita’ degli anni 90 tra vecchio continente e hollywood alla quale da’ il via il nostrano Bertolucci. Le rovine dell’impero maoista e della rivoluzione culturale si sono salvate nell’immaginario e “nei sogni notturni” di ognuno di noi anche grazie a questa perla di Jean-Jacques Annaud.
Le ceneri di un popolo a cui non interessa il superfluo “a cui non verrebbe mai in mente di mettersi in mostra come a voi occidentali” prevalendo sul proprio conterraneo, si fanno eco e spazio con prepotenza sugli schermi di noi occidentali e il fascino delle terre incontaminate e delle vette inconquistate del Tibet rimangono indelebili nelle ambizioni di noi italiani dalle coste colonizzate.
‘Faccia d’angelo’ Brad Pitt dimostra in anticipo una maturita’ recitativa e di profondita’ di coscienza che non si confa’ all’immagine di sex-symbol hollywoodiano, entrando cosi in un livello di cinema che gli spianera’ la carriera per gli anni a venire.
Heinrich Harrer ha deciso di scalare il Nanga Parbat. Prende parte a una spedizione austriaca per appuntare per primo la svastica sulla vetta himalayana. Superbo ed egoista, il giovane parte, ma di lui non tornera’ nulla come l’Austria lo conosceva.
Il senso del film e’ il cambiamento delle persone. Ad opera dei luoghi, degli incontri, degli scontri e dei sentimenti. Tutto mira a stravolgerci, a giocare con la nostra esistenza, con il caso e la fortuna.
Una delizia per gli occhi e per gli spiriti questa pellicola del 1997 se non per le postille di produzione che sfortunatamente ci rammentano che solo 20 minuti del montato complessivo sono girati effettivamente in Tibet, mentre il resto delle quasi due ore di cime incappucciate appartengono alle Ande argentine.
Sfortunati inoltre I due interpreti protagonisti (insieme a Brad Pitt, David Thewlis) che dopo l’uscita di ‘Sette anni in Tibet’ vengono banditi a vita dalla Cina, irritata da come vengono dipinti i suoi funzionari di stanza a Lhasa in confronto alla simpatia del personaggio del XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso.
La curiosita’ di un bambino per la ‘testa gialla’ diventa un cult irresistibile per chi e’ in odore di primavera e comincia gia’ a scalpitare per nuove avventure allentato il nodo della cravatta. Ma, uomo occidentale, non correre alla vetta piu’ alta finche’ non sei pronto e accontentati di capire e apprezzare cio’ che la vita ti ha donato alla tua portata. Il Nanga Parbat lasciamolo a Brad Pitt. E come ha detto il neo-eletto Papa Francesco: “Non abbiate paura della tenerezza”
GENERE: Un film nettamente diviso a meta’ tra l’avventura e il dramma
VELOCITA’: La struttura del film e’ complessa e si autoalimenta all’interno dei singoli atti senza lasciare tempo a facili catalogazioni
TEMPERATURA: Puo’ far freddo quanto si puo’ pensare ma questo e’ un film di sentimento e quindi bollente
QUALITA’: E’ un blockbuster a tutti gli effetti ma I contenuti sono profondi e analizzano ossessivamente l’animo umano
COLONNA SONORA: John Williams ci mette lo zampino con uno studio magistrale sui suoni del Tibet. Jo Jo Ma spennella le rifiniture della perfezione con gli assoli di violoncello.
Sky cinema Passion,
sabato 30 marzo 2013 ore 21
Gli abbinamenti food
Per il vino: Cà Montanari, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Opera pura 2010. È l’archetipo del grasparossa (senza togliere nulla agli altri produttori), lascia la bocca asciutta con una buona acidità e il gusto persistente di un grande lambrusco (passionale, come dice Giulio per il film)
Per il cioccolato: Amedei, Tavoletta Porcelana, fondente extra 70%. Ha un retrogusto fantastico da abbinare al Lambrusco Grasparossa, provare per credere..
Per il formaggio: Fossa di Talamello (Rn). Di forma spesso irregolare, particolare dovuto alla sistemazione nella fossa, il formaggio di fossa si presenta di colore dal giallo paglierino al nocciola pallido e di pasta chiara e morbida. La struttura è friabile e il sapore dolce e leggermente piccante. L’aroma di fungo può essere una sua caratteristica, insieme a quello di castagna lessa, al sentore di cantina, di telo e di chiuso, che perde appena si mastica. Un formaggio da meditazione, che va assaporato poco per volta, masticandolo lentamente.