Socialing: una delle direttrici del cambiamento
Ottobre 2015. Andrea Farinet, professore associate di Economia e gestione delle imprese alla Liuc, Università Cattaneo, sul termine socialing ha costruito anche un’associzione culturale. Ha fatto bene perchè socialing è un pò la sintesi del cambiamento sociale, economico e culturale che stiamo vivendo. L’introduzione di internet, delle app, dei servizi connessi di segnalazione e informazione attraverso lo smart phone fa si che siamo connessi giorno e note. Probabilmente ci saranno molti più disoccupati ma anche I disoccupati hanno il loro spazio virtuale da vivere. Il socialing, on e off lie, dice Farinet nasce da una esigenza di immaginare un mondo diverso. E si chiede: è utopia? Si, ma necessaria, si risponde. E per questo si merita l’introduzione al suo ultimo libro (Socialing, un nuovo equlibrio fra consumatori, imprese e mercati, Franco Angeli, 28 euro) di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, che sull’antagonismo al globale e al massificato ha scritto anc’esso diversi libri. Entrambi auspicano un cambiamento profondo, forse non proprio simile, ma lo invocano.
L’operazione di Farinet è più sottile e meno dichiarata: si tratta di sostituire il marketing (kotleriano?) con una nuova disciplina, il socialing, appunto, un nuovo modello di organizzazione economica. La sua utopia non è quella materialistic ache secondo Farinet non porta alla felicità ma, nel lungo periodo, alla disgregazione personale e sociale. L’economia del desiderio e dell’illusione deve lasciare il posto a una economia rispettosa e solidale, nella quale il consumatore si trasforma in cittadino responsabile. Il consumatore del tutto e subito, almeno in parte, sta lasciando il posto a un consumatore riflessivo che esige informazioni a tutti I livelli prima di acquistare e anche dopo che ha acquistato.
La conclusione? Bisogna passare dalla customer satisfaction alla customer respect. Alla quale non appartengono, aggiungiamo noi, e non servono i tanti green washing in atto. Da leggere.